Comuni e Province: 105mila lavoratori in meno in 8 anni

Necessario riaprire i processi di ingresso nella PA: a rischio i servizi fondamentali per il cittadino (il comunicato della FP CGIL)

12 Aprile 2017
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Una drastica riduzione di organico di circa 80mila lavoratori dal 2010 al 2018 per quanto riguarda i Comuni e di oltre 25mila per Province e Città metropolitane. È ciò che affiora da una elaborazione della FP CGIL Nazionale, condotta sui dati del Conto annuale dello Stato, alla vigilia del Consiglio dei ministri che dovrebbe dare il via libera al Decreto Enti locali, con al centro il delicatissimo tema dello sblocco del turn over. Dati allarmanti, conferma anche l’ANCI, che confermano l’assoluta necessità di dare una risposta alla richiesta effettuata dall’Associazione dei Comuni stessa di sbloccare il turn over al 75%, con un provvedimento da veicolare nel Decreto Enti locali.

Personale: vitale una riapertura dei processi di ingresso negli Enti locali (i dati)

Come si può leggere nel comunicato emesso dalla FP CGIL “una riapertura dei processi di ingresso in questo segmento della Pubblica amministrazione che diventa “vitale” alla luce dei numeri. Secondo la categoria della CGIL, infatti, proprio in ragione del blocco delle assunzioni, si è drasticamente ridotto il numero degli addetti di Comuni e Province. Nel primo caso (Comuni) si registravano, infatti, 379.296 lavoratori nel 2010, calati a 348.974 nel 2014, per arrivare a 336.822 nel 2015. Segnando così una riduzione, tra il 2015 e il 2014, di 12.152 unità pari a una flessione del -3,6%, mentre nei cinque anni il calo è del -11,2% per una perdita di ben 42.474 lavoratori. La Fp Cgil Nazionale avverte poi, secondo la sua elaborazione, che se il trend della riduzione degli organici dovesse rimanere quello dell’ultimo anno preso in considerazione, ovvero il 2015, nel 2018 avremo poco più di 300 mila dipendenti, per una riduzione complessiva rispetto al 2010 del -20%”.

La situazione nelle Province

Quanto invece alle Province, l’organico complessivo nel 2010 segnava 52.910 lavoratori, calati a 47.183 nel 2014 e a 41.288 l’anno successivo, dato quest’ultimo frutto della somma dei dipendenti di Province (31.801) e Città metropolitane (9.487), in ragione degli effetti della riforma Delrio. Ridotti così in un anno, tra il 2015 e il 2014, di 5.895 unità pari a un -12,5% mentre sui cinque anni la riduzione è del -22% per complessivi 11.622 lavoratori in meno. Anche qui la Funzione Pubblica Cgil calcola che se il trend della riduzione degli organici dovesse confermare quello dell’ultimo anno preso in considerazione, nel 2018 avremmo un totale di 27.622 dipendenti, per una riduzione complessiva rispetto al 2010 del -48%.

Le mosse necessarie per evitare la paralisi degli Enti locali

“Questi numeri, seppur parziali, dimostrano con evidenza quanto il blocco del turn over abbia segnato profondamente Comuni e Province. Serve assolutamente riaprire i processi di ingresso in questi segmenti della PA per evitare il rischio paralisi”, commenta il segretario nazionale della FP CGIL, Federico Bozzanca, nello spiegare che le previsioni della categoria “non tengono conto in modo completo dei processi di mobilità verso altri enti e dei pensionamenti in regime pre-legge Fornero, che hanno ridotto ulteriormente gli organici”. Per queste ragioni, continua, “per salvaguardare i servizi che Comuni, Province e Città metropolitane offrono ai cittadini, serve lo sblocco del turn over: ci auguriamo che il Consiglio dei ministri lo preveda questa settimana nel varo del Decreto Enti Locali”. Non solo, conclude Bozzanca, “è altrettanto urgente affrontare il tema delle risorse per Province e Città metropolitane, senza le quali è assolutamente impossibile garantire i servizi fondamentali”.

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