È stata nel frattempo inviata la lettera con la quale le commissioni affari costituzionali e giustizia della Camera si rivolgono al Governo per sapere come intenda procedere sui tempi di esame del ddl corruzione. Indirizzata ai ministri competenti, Patroni Griffi e il Guardasigilli Paola Severino, la lettera fa presente la decisione unanime dei gruppi di conoscere l’orientamento del Governo per poter organizzare il prosieguo del lavoro delle commissioni che, in sede referente, stanno esaminando anche questo provvedimento. Il 16 febbraio scorso il ministro Severino aveva chiesto di poter spostare il termine dei pareri al ddl ed aveva, fra l’altro spiegato: “Nessuno pensa debba esserci un rallentamento dei lavori. Partire qualche settimana dopo, con il piede giusto e con un testo che possa soddisfare le esigenze di completamento della materia” potrà invece far accadere il contrario”. Severino aveva, fra l’altro, aggiunto: “ho studiato gli atti parlamentari è già stato fatto un gran lavoro, ci sono un gran numero di emendamenti e una discussione molto avanzata. Avevo due scelte: lasciare andare le cose per il verso intrapreso, formulando qualche opinione, o approfondire gli argomenti e fare una verifica sui punti più delicati cercando di dare un mio contributo”, su un tema che costituisce “uno dei capi più importanti del codice penale e un tema importante per salvaguardare l’economia, perché la corruzione la corrode portando via energie alle forze sane delle imprese e arrivare a una riforma in linea con la normativa europea e la tutela dei valori fondamentali come la trasparenza e il buon andamento della Pubblica Amministrazione”. Il d.d.l. sarebbe dovuto approdare in aula il 26 marzo la sua calendarizzazione è stata differita. Intanto, il democratico Roberto Giachetti ribadisce: “c’è un rimpallo fra commissioni e Governo che ha un unico risultato che non si riesce a votare un emendamento, il mio, sui magistrati fuori ruolo, che doveva essere votato da quattro mesi. Ora di parla di dopo Pasqua ed io lo trovo inaccettabile”. Fra l’altro sottolinea, l’Esecutivo “sul mio emendamento si è già espresso, prima con Francesco Nitto Palma e poi con Severino. Si deve ora esprimere sul resto”. L’auspicio è che “acceleri”.
La lettera dell’Anci
“Arrivare rapidamente in Parlamento all’estensione a tutti gli organi di governo e a chi ricopre cariche istituzionali, a diverso titolo, di una disciplina rigorosa a tutela delle Istituzioni del Paese” è l’auspicio espresso dal Presidente dell’Anci, Graziano Delrio in una lettera inviata ai ministri Severino, Cancellieri e Patroni Griffi in riferimento all’emendamento al d.d.l Alfano che prevede lo scioglimento dei comuni che non adottano in tempo i piani anticorruzione. “Ritengo sia giusto tenere in considerazione e attenta valutazione – scrive il Presidente dell’Anci – i processi e le iniziative che il complesso e differenziato sistema delle Amministrazioni pubbliche ha posto in essere su questi temi. Mi permetto di dire che in via di prassi, i comuni hanno attivato numerosi strumenti di auto regolazione finalizzati a contrastare e prevenire i fenomeni corruttivi e di sostegno e inseminazione della cultura della legalita”. Da qui l’auspicio dell’Anci di un estensione della disciplina perché “spesso l’illegalità e la devianza si insinuano proprio nella confusione normativa” e sarebbe quindi giusto “che il provvedimento in discussione ricostruisca l’intera materia e i relativi obblighi e adempimenti, oltre che a rafforzarli”.
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