Comuni, allarme investimenti

Patto di stabilità. Crollo di 11,1 miliardi tra il 2005 e il 2010

Il Sole 24 Ore
6 Luglio 2011
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MILANO – I parametri per individuare i Comuni e le Province «virtuose», a cui riservare un trattamento di favore nel prossimo Patto di stabilità, diventano dieci, e puntano l’attenzione anche sul ricorso ad anticipazioni di tesoreria. È l’ultima novità spuntata nella versione definitiva della manovra, e prova a “rafforzare” le pagelle da affibbiare a sindaci e presidenti mettendo nel mirino una delle pratiche più diffuse per tamponare le carenze di liquidità. Le anticipazioni, in effetti, rappresentano uno strumento essenziale per capire lo stato di salute sostanziale dei bilanci locali, ma la loro aggiunta non sembra sufficiente a definire un quadro di parametri in grado di misurare davvero il tasso di «virtuosità» delle gestioni. E, soprattutto, ad allentare le reazioni dei diretti interessati: ieri è intervenuto Mario Filippeschi, presidente di Legautonomie, a sostenere che la manovra rappresenta un «affossamento irreversibile delle autonomie e di ogni idea di federalismo fiscale», mentre oggi sarà la volta dell’Ufficio di presidenza dell’Anci (che per bocca del presidente Osvaldo Napoli ha già definito le misure «uno schiaffo in faccia ai Comuni»). Al punto che anche la Lega, che si era intestata la vittoria sul nuovo patto «meritocratico», ieri ha parlato di «modifiche insufficienti», aggiungendo che «ci si dovrà lavorare sopra in Parlamento». Tanto più che gli effetti prodotti da anni di Patto si fanno sentire in termini recessivi, come certificherà una nuova analisi che Dexia Crediop presenterà oggi a Roma sulla finanza locale italiana. Dal 2005 al 2010, si legge nell’indagine, i Comuni hanno accumulato una flessione degli investimenti nell’ordine di 11,1 miliardi di euro, 6 dei quali a carico del solo 2010 (si è passati dai 29,8 miliardi di investimenti all’anno del 2005 ai 23,4 del 2010). «Con queste dinamiche – riflette Fabio Vittorini, responsabile Ricerca di Dexia – fermiamo l’indebitamento a livello contabile, ma contraiamo un debito forse maggiore con chi, nei prossimi anni, dovrà colmare il ritardo di infrastrutture e sviluppo che si è creato».

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