Città metropolitane, ecco il Rapporto Cittalia

Circa un italiano su tre risiede nelle dieci aree metropolitane (Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova, Bologna, Venezia, Firenze, Bari e Reggio Calabria) la cui introduzione rivoluzionerà completamente l’ordine attuale delle principali città italiane

15 Gennaio 2014
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Le sfide e le opportunità offerte dalle città metropolitane sono al centro del Rapporto Cittalia dedicato al tema. Circa un italiano su tre risiede nelle dieci aree metropolitane (Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova, Bologna, Venezia, Firenze, Bari e Reggio Calabria) la cui introduzione rivoluzionerà completamente l’ordine attuale delle principali città italiane: a Napoli l’aumento sarà del 221% (passando dagli attuali 960mila abitanti a 3 milioni), a Venezia del 219% (da 270mila a 863mila), mentre l’aumento più significativo sarà registrato a Bari con +293% (da 320mila abitanti a 1 milione e 260 mila), città che registra l’incidenza di popolazione più significativa con il 74,5%.

Dall’analisi dei principali ambiti di intervento delle nuove entità amministrative emerge che tale livello territoriale si conferma quello maggiormente in grado di affrontare le sfide più significative dell’economia e della società italiana, dall’integrazione dei migranti all’occupazione giovanile. Oltre 1 milione e mezzo delle persone di origine straniera residenti in Italia, ovvero un terzo dei 4.570.317 residenti stranieri presenti in tutto il paese, vive nelle aree metropolitane: in particolare, è nelle cinture metropolitane che si registrano i tassi di incremento più significativi della presenza straniera, soprattutto a Roma, Venezia, Torino e Reggio Calabria.

Negli ultimi 10 anni si è assistito a una crescita importante dei comuni di corona delle metropoli italiane, dovuta soprattutto all’aumento dei flussi migratori degli stranieri (+249%) che hanno stabilito la propria residenza in questi luoghi.

Le città metropolitane rappresentano inoltre la principale leva per lo competitività del paese: Nelle dieci città metropolitane viene prodotto il 34,7% dell’intero PIL nazionale ma cresce il

divario in termini di reddito tra aree centrali e aree periferiche delle città metropolitane: il rapporto quantifica la distanza nel reddito medio pro-capite tra comuni centrali e corone metropolitane a 6.120 euro, equivalente alla differenza di reddito esistente tra la Svezia e l’Italia.

Il reddito non è l’unico indicatore a confermare l’esistenza di un gap crescente fra città e comuni dell’area metropolitana in numerosi settori, tra cui l’accesso ai servizi e le dotazioni infrastrutturali. Dal rapporto emerge che l’introduzione delle città metropolitane favorirebbe l’emergere di sistemi di governance più efficaci per ridurre il divario tra centro e periferia e migliorare la redistribuzione di ricchezza e opportunità sul territorio.

A comuni capoluogo dove si assiste ad un maggiore invecchiamento della popolazione (184 anziani ogni 100 giovani, mentre nelle corone il rapporto è di 140 ogni 100) corrispondono corone metropolitane dove incrementa costantemente il numero di nuove famiglie residenti, dando vita a processi di sub-urbanizzazione dagli esiti non sempre solo negativi: basti pensare alla maggiore partecipazione al voto che si evidenzia nei comuni delle cinte metropolitane (in media 75,3% nelle corone rispetto al 68,1% dei comuni centrali) e da classe politica e pubblica amministrazione più giovane rispetto a quelle dei comuni centrali: fattori che indicano le forti potenzialità di innovazione legate al processo di integrazione delle amministrazioni metropolitane.

Il rapporto Cittalia contiene inoltre una rilevazione condotta su un campione rappresentativo di cittadini circa le percezioni relative al processo di costruzione delle città metropolitane, che sembra lasciare ancora piuttosto distaccati i cittadini italiani che si rivelano ancora poco informati su modalità ed effetti di questo cambiamento istituzionale.

Le città metropolitane sono considerate dai cittadini intervistati come un vasto insieme di rischi ma soprattutto di opportunità, con un’ampia aspettativa di miglioramento soprattutto (riguardo all’offerta culturale (+24%), alla facilità degli spostamenti (+22%), e allo sviluppo economico del territorio (+22%), mentre è più contrastato per quanto riguarda la qualità dell’aria (+5%), la sicurezza (+4%) e l’integrazione dei migranti (+3%).

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