Certificati Verdi, l’art. 45 della manovra resta

Nessuna cancellazione della norma che resta nel ddl di conversione e finanzierà, per due terzi, università ed enti di ricerca e per un terzo le bollette italiane

l 5 Luglio 2010
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Il ddl di conversione della manovra economica è attualmente al vaglio della Commissione Bilancio per essere successivamente incardinato in Aula il prossimo 6 luglio. Ma le speranze di un’abrogazione del famoso articolo 45, quello inerente cancellazione dell’obbligo di riacquisto dei certificati verdi invenduti da parte del Gse, sono andate deluse. La decisione che tanto preoccupa i rappresentati del settore delle energie rinnovabili e che ha visto presentare a palazzo Madama ben 18 emendamenti soppressivi, ha trovato invece un sostenitore in Emma Bonino, vicepresidente del Senato, secondo cui il succitato provvedimento ridurrebbe il costo delle bollette elettriche degli italiani di circa 600 milioni di euro nel solo 2010. “Tra le infinite polemiche – spiega Bonino – che hanno accompagnato questa norma stupisce il fragoroso silenzio delle associazioni dei consumatori, che non hanno speso una parola per difenderlo. Eppure non si tratta di poca cosa: il prezzo dell’energia è componente fondamentale del costo di produzione per le imprese e dei costi di base per le famiglie. Buonsenso vorrebbe che fosse il più basso possibile”. Secondo l’esponente radicale l’attuale obbligo di ritiro dei CV ha trasformato questi titoli “in bond garantiti dalle bollette degli italiani”. “Invece di essere contrattati sul mercato e quindi avere un prezzo variabile, i CV sono a prezzo fisso, tanto poi alla fine ci sono i fessi che pagano. Senza toccare tutte le altre agevolazioni che spettano alle rinnovabili Tremonti ha semplicemente detto: avete voluto il mercato elettrico? Mercato sia, allora… Di fatto ha abolito il prezzo fisso dei CV e facendo questo ha abolito una ingiustificata rendita di posizione e uno stimolo alla speculazione sulle rinnovabili”.
Una posizione incomprensibile per i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante che hanno ribadito la convinzione che “la misura proposta dal governo nella manovra finanziaria non porta un euro in più nelle casse dello Stato, e quanto al presunto vantaggio per gli utenti elettrici, esso sarebbe largamente annullato dal danno, in termini di costi ambientali e anche in termini economici, che deriverebbe al nostro paese e dunque a tutti i cittadini e alle imprese dal mancato raggiungimento degli obiettivi europei di sviluppo delle energie pulite”.
Nulla di nuovo dunque a parte l’emendamento presentato dal relatore Antonio Azzollini, che aggiunge un comma riguardante il secondo semestre 2010 e i tre anni successivi. Nel dettaglio l’emendamento destina a università e ricerca due terzi dei risparmi prodotti dalla norma, mentre la quota restante andrebbe a ridurre il prezzo dell’energia elettrica in tariffa secondo criteri e modalità stabiliti dal Ministero dello Sviluppo economico.

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