Forte incremento delle entrate extratributarie e da tariffe (+18,3%), contenimento lieve della spesa corrente (0,8%) e drastico di quella destinata agli investimenti (19,7%), netta riduzione dei trasferimenti statali (42%), sostituiti solo in parte dai nuovi tributi federalisti. L’analisi dei bilanci di previsione 2011 (esaminati attraverso i valori pro capite) dei comuni capoluogo di provincia delle cinque regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) è la fotografia di quanto accaduto tra il 2010 e il 2011 nella programmazione di bilancio . Una rivoluzione che va letta come la conseguenza sia della manovra correttiva dello scorso anno varata con il dl 78, sia del provvedimento di attuazione del Federalismo municipale emanato nei primi mesi del 2011 (decreto legislativo n. 23). In particolare, nell’ambito del patto di stabilità, il dl 78 (convertito con modifiche nella legge 122/2010) ha ridotto di ben 1.500 milioni (di cui circa 518 relativamente ai comuni del Sud) i trasferimenti statali ai comuni con più di 5mila abitanti. Il decreto sul Federalismo municipale, invece, da un lato ha previsto l’ulteriore riduzione dei trasferimenti statali, dall’altro, a compensazione del taglio ha attribuito ai comuni una compartecipazione al gettito Iva, nonché la progressiva devoluzione dei tributi immobiliari attraverso il fondo sperimentale di riequilibrio (nelle previsioni 2011 i comuni capoluogo del Sud, con esclusione di quelli siciliani, riceveranno circa un miliardo dal gettito dei nuovi tributi), mantenendo gli effetti della riduzione delle risorse di cui al d.l. 78/2010. Inoltre, il decreto 23 ha dato la possibilità ai comuni di aumentare l’aliquota dell’addizionale Irpef fino allo 0,2% annuo (limitatamente agli enti che applicavano un’aliquota inferiore allo 0,4%). Le manovre locali per il 2011 hanno puntato sull’aumento dei ricavi. Relativamente alle entrate extratributarie (tariffe, multe relative al codice stradale, Cosap, utili netti delle aziende partecipate, ecc.) nel 2011/2010 si ha un incremento procapite del gettito previsto pari al 18,3%, da collegare soprattutto al +30,9% di Napoli e al +27,6% di Reggio Calabria tra i comuni più grandi (va detto che è forte l’influenza di processi di esternalizzazione dei servizi). Scorporando i dati, si nota un forte aumento dei proventi da servizi (tariffe e multe escluso i ricavi delle società partecipate) i comuni di Catania (40,4%), Bari (+19,5%) e Napoli (10,1%). In aumento il gettito previsto per i tributi e in modo particolare per la tarsu (3,5%) . A fronte della crescita delle entrate proprie non si è però verificato l’adeguamento della spesa corrente e, dunque, della qualità dei servizi. Infatti, la spesa corrente cala complessivamente dello 0,8% per effetto soprattutto della riduzione degli stanziamenti: si riduce a Napoli (2,7%) e a Palermo (3,5%), mentre cresce a Catania (+12,1%). Il dato negativo eclatante riguarda il crollo degli investimenti, dai 1.069 euro pro capite previsti complessivamente nel 2010, agli 858 euro del 2011. Da sottolineare il calo previsto a Messina (63,9%), Palermo (61,4%) e a Catanzaro (59,3%). Evidentemente, a fronte della scarsità di risorse, nella maggior parte dei casi i comuni hanno impostato la programmazione 2011 assicurando il massimo delle risorse alla spesa corrente, cioè al funzionamento della macchina amministrativa e all’erogazione dei servizi pubblici, e risparmiando sugli investimenti per le infrastrutture. Infine, per quanto riguarda i contributi statali, nelle previsioni iniziali 2011 i trasferimenti sono diminuiti da 467,1 a 270,7 euro pro capite rispetto al 2010. Le riduzioni più consistenti riguardano Potenza (94,3%) e Cosenza (94,2%). Per spiegare la forte eterogeneità nelle riduzioni va detto che in diversi casi i comuni hanno approvato il proprio bilancio di previsione prima dell’emanazione del provvedimento di attuazione del Federalismo fiscale (avvenuta a giugno). Queste amministrazioni stanno già provvedendo ad approvare variazioni di bilancio.
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