Cantone sollecita sanzioni per gli uffici poco trasparenti

Il monitoraggio. Costi della politica e partecipate: in regola il 70%

Il Sole 24 Ore
16 Giugno 2014
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Prima ancora di diventare commissario straordinario per gli appalti pubblici e di vedere rafforzati i propri poteri in materia di corruzione con la riforma della Pa, Raffaele Cantone ha già messo nel mirino le amministrazioni pubbliche, stavolta per la mancata trasparenza. Dal presidente dell’Autorità anti-corruzione, però, non è arrivato il solito monito destinato a cadere nel vuoto. Nei giorni scorsi l’ex magistrato ha scritto agli Oiv (organismi di valutazione) presenti in tutte le amministrazioni pubbliche e ai responsabili della trasparenza per ricordare loro l’obbligo di vigilare e soprattutto di segnalare le inadempienze. Con l’obiettivo di far scattare le pesanti sanzioni per chi non ha pubblicato tutte le informazioni richieste.

Il monitoraggio avviato da Cantone prende di mira in particolare due temi «sensibili»: i costi della politica e il mondo delle società partecipate dagli enti locali.

Per quanto riguarda i primi, il decreto trasparenza ha imposto l’obbligo di pubblicare per chiunque ricopra una carica elettiva non solo il compenso e le spese per viaggi e missioni, ma anche l’intera situazione patrimoniale e eventuali altri incarichi e compensi sempre dalla Pa.

Per le società partecipate, invece, gli enti pubblici devono fornire una mappa completa delle quote, l’elenco aggiornato dei vertici con i relativi compensi, i bilanci e l’onere che grava sulle casse dell’ente.

Agli Oiv l’Authority chiede di inviare un dettagliato report sui costi della politica «con l’indicazione dei nominativi dei soggetti per i quali non si è ancora proceduto alla pubblicazione dei dati e con il dettaglio degli obblighi non adempiuti». Stesso discorso per le partecipate e gli enti controllati.

A sua volta, l’Anac pubblicherà sul sito la «black list» di chi non è ancora in regola. Non solo: Cantone ricorda che è ora di far scattare anche le sanzioni specifiche previste per chi, a distanza di un anno dall’arrivo del decreto trasparenza, non ha ancora pubblicato tutte le informazioni: multe che vanno da 500 a 10mila euro per «il responsabile della violazione». Ma qui il suo compito si esaurisce: infatti è lo stesso decreto trasparenza (il Dlgs 33/2013) ad assegnare le sanzioni all’«amministrazione competente» che ogni ente deve individuare al proprio interno con proprio regolamento. Un meccanismo che rischia di essere l’anello debole della catena.

E infatti a guardare i dati sull’attuazione si capisce come le sanzioni «interne» non abbiano ancora avuto un grosso effetto deterrente: secondo la Bussola della trasparenza, solo sette amministrazioni su dieci hanno reso note le spese e i redditi dei politici (si veda la tabella in basso). Più o meno lo stesso numero (69%) per quanto riguarda le partecipate.

L’Autorità anticorruzione ha anche pubblicato i primi report sui siti di ministeri, Asl e grandi Comuni. E anche qui il capitolo dei costi della politica è tra quelli più incompleti, soprattutto nei grandi Comuni. A Roma, per esempio, mancano le informazioni sul patrimonio, a Torino quelle sulle spese elettorali, a Milano risultano incomplete le informazioni sui compensi, quelli sia legati alla carica che quelli extra.

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