Cancellate dai centri storici le finte case popolari

Il Fisco ridisegna le rendite catastali

Il Sole 24 Ore
24 Ottobre 2014
Modifica zoom
100%
<p>Meno case popolari, ultrapopolari e rurali, pi&ugrave; case signorili, civili e villini. Dalle statistiche catastali 2013 emerge il lavoro capillare svolto dall’Agenzia delle Entrate, che ha cambiato la classificazione di buona parte delle abitazioni dei centri storici delle principali citt&agrave; italiane. Case con quotazioni stellari, che per&ograve; per ragioni storiche erano state iscritte al catasto con la categoria A4 (popolari) o addirittura A5 (ultrapopolari), vale a dire, nel secondo caso, “unit&agrave; immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive e di rifiniture di bassissimo livello, di norma non dotate di servizi igienico-sanitari esclusivi”. E magari invece c’era la vasca con idromassaggio. Al 31 dicembre 2013, comunica l’Agenzia delle Entrate, lo stock di case popolari &egrave; calato dello 0,8 per cento rispetto all’anno precedente ma soprattutto quello delle case ultrapopolari &egrave; calato del 5,8 per cento. Una percentuale che si riferisce a numeri assoluti imponenti: solo per Roma, per esempio, la revisione delle categorie catastali del centro storico e delle aree di pregio ha portato a un aumento di 123 milioni di euro per le rendite catastali; modificata la classificazione di 175mila immobili di 14 micro zone.</p>
<p>In forte calo anche le case rurali, diminuite in un anno del 5 per cento, forse anche perch&eacute; molte erano state classificate in questo modo diversi decenni fa, prima dell’allargamento dei centri abitati, che ha trasformato molte zone di campagna in quartieri periferici. Segno meno anche per due categorie di abitazioni pregiate, A8 (sono le ville, meno 0,2 per cento) e A9 (palazzi, meno 0,9 per cento), due categorie che raggruppano un numero molto limitato di immobili, la somma non arriva a 40.000: il calo riflette probabilmente un cambiamento di destinazione d’uso o magari un frazionamento dell’immobile.</p>
<p>Le categorie che invece crescono sono A1, A2 e A3, rispettivamente abitazioni civili, signorili ed economiche, nelle cui fila sono entrate sicuramente centinaia di migliaia di ex case ultrapopolari. In aumento anche i villini (categoria A7, pi&ugrave; 1,4 per cento) e le abitazioni tipiche (per esempio trulli o rifugi di montagna). Nel complesso, nel 2013 lo stock immobiliare italiano &egrave; aumentato dell’1 per cento, si tratta di 680.000 unit&agrave; (delle quali 170.000 sono abitazioni) che sono in gran parte case di nuova costruzione, ma in misura minore anche appartamenti che vengono fuori dal frazionamento di immobili molto grandi. E poi, spiega l’Agenzia delle Entrate, ci sono anche le case “emerse”, quello che cio&egrave; vengono identificate grazie alle attivit&agrave; di fotoidentificazione che permettono il censimento di case gi&agrave; esistenti ma mai iscritte al catasto.</p>
<p>Controlli che in questi anni, unitia quelli che hanno permesso la “revisione dei classamenti”, &laquo;tendono a rendere sempre pi&ugrave; corrispondente la situazione inventariale rappresentata a quella reale&raquo;, sottolinea l’Agenzia delle Entrate. La rendita catastale media per le abitazioni &egrave; di 480 euro mentre per gli immobili in generale sale a 582 euro. Lo stock immobiliare italiano supera il numero di cittadini: si tratta (al netto dei beni non censibili perch&eacute; non producono reddito) di 66,6 milioni di unit&agrave;, la cui rendita catastale ammonta a quasi 37 miliardi di euro. Nel 2013 la rendita catastale &egrave; aumentata dell’1,2 per cento rispetto all’anno precedente. Le abitazioni sono poco pi&ugrave; della met&agrave; dello stock complessivo, 34,6 milioni, con una rendita complessiva di 16,6 miliardi di euro; anche per gli immobili residenziali l’apprezzamento rispetto all’anno precedente &egrave; stato dell’1,2 per cento.</p>
<p>Le case degli italiani che emergono dai dati del catasto sono di dimensioni abbastanza consistenti. La superficie media degli immobili residenziali &egrave; di 116 metri quadri; tuttavia per le abitazioni popolari, ultrapopolari, rurali e per gli alloggi tipici la media scende sotto i 100 metri quadri (addirittura sotto i 60 per gli alloggi ultrapopolari), mentre naturalmente per le case di pregio va ben oltre i 200.</p>
<p>Stessa differenziazione per il numero di vani: in media sono 5,4, per&ograve; si va dagli 11,2 delle abitazioni signorili o dai 15,9 delle ville ai 4,4 delle abitazioni popolari e circa due e mezzo per le case ultrapopolari e rurali.</p>

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento