Camere di commercio utili

Per i consulenti del lavoro vanno, però, rivisti i costi e le modalità di funzionamento

Italia Oggi
13 Maggio 2014
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Snellire e razionalizzare le procedure proprie delle camere di commercio si può e si deve, ma senza pensare minimamente ad abolirne le funzioni. Nel pacchetto «spending review» dell’Esecutivo in carica rientrano infatti anche le camere di commercio. Tra le righe del provvedimento sulla pubblica amministrazione, anche se passato inosservato, è stato inserita anche l’eliminazione dell’obbligo di iscrizione per le società alle Cciaa svuotando, di conseguenza, quel ruolo pubblicistico che fi no ad ora gli enti camerali hanno avuto nel nostro sistema giuridico.

Eliminare una struttura che, ad oggi, garantisce la regolarità delle contrattazioni commerciali visto che l’opponibilità a terzi di qualunque negozio giuridico si fonda su dati,e notizie, delle imprese iscritte alle Cciaa territorialmente competenti, sarebbe un errore gravissimo. Ci si troverebbe , d’improvviso, nella condizione di non avere la certezza che l’impresa con la quale si pone in essere un contratto sia esistente e che il rappresentante ne abbia i poteri con la conseguenza dell’aumento di procedimenti contenziosi, laddove una delle esigenze del Paese è quella di deflazionarli.

L’eliminazione, inoltre, non andrebbe nella direzione della spending review, visto che le stesse sono enti pubblici dotati di autonomia funzionale, ma anche di autonomia patrimoniale che si reggono cioè sul contributo annuale obbligatorio di ogni operatore economico; quindi non maturano oneri aggiuntivi nel bilancio statale.

L’eliminazione produrrebbe solamente un irrigidimento della struttura camerale, visto che nell’intenzione del governo diverrebbero organi dei comuni con relativo appesantimento della macchina burocratica comunale.

Più che all’eliminazione si potrebbe magari pensare ad una rivisitazione delle funzioni camerali, nonché dei relativi adempimenti e costi nei confronti delle imprese; cioè uno snellimento delle procedure camerali ed un livellamento di comportamenti uniforme sull’intero territorio nazionale. Ad oggi infatti le camere di commercio nella loro autonomia gestionale hanno regolamenti propri che si differenziano a seconda del territorio in cui operano. Un intervento in tal senso potrebbe rendere più efficace l’azione camerale e ridurre i costi a carico delle imprese.

Puntare su una riduzione dei costi per le variazioni che le imprese sono tenute a trasmettere alla Cciaa o, ancora meglio, ipotizzare un numero di adempimenti gratuiti legati al versamento del diritto annuale sarebbe una strada utile da seguire.

Ogni passaggio che semplifica e comporta economie per la vita delle imprese è sempre utile, ma l’intenzione di eliminare le Cciaa non va in questa direzione. Inevitabilmente produrrebbe un caos giuridico e una giungla nei rapporti commerciali, con l’unico risultato del decuplicarsi delle controversie e dei contenziosi.

«Siamo favorevoli a ogni intervento che riduca i costi pubblici improduttivi e che vada in direzione dei cittadini e delle aziende», commenta Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro. «Ma bisogna stare attenti a non scivolare su provvedimenti che mettono a repentaglio la necessaria garanzia che bisogna dare a chi opera sul mercato. Le camere di commercio, cosi come gli ordini professionali, tutelano la fede pubblica e sono garanti nei confronti dei cittadini. Pensare a un intervento di snellimento delle procedure è certamente utile e necessario, ma senza andare oltre».

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