Cambia il piano, l’immondizia resta

Rifiuti

Il Sole 24 Ore Sud
13 Aprile 2011
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Intanto che le strade di Napoli sono ormai da qualche settimana ricoperte dall’immondizia, la regione Campania attende da Bruxelles il placet definitivo al nuovo piano di gestione dei rifiuti. Un film già visto più volte negli ultimi diciassette anni di ordinaria emergenza, se non fosse per il fatto che il documento di oltre trecento pagine all’esame della Commissione europea propone una sterzata fortissima nell’impostazione del ciclo di smaltimento: raccolta differenziata al 50% entro gennaio 2012 (oggi è al 30%), sei dei sette attuali Stir trasformati in digestori anaerobici e ben quattro termovalorizzatori, più uno destinato a smaltire gli oltre sei milioni di tonnellate di eco-balle giacenti. Un’inversione a “u” rispetto anche ad annunci recenti (o, se vogliamo, un ritorno al piano del ’97, vedi pezzo a pagina 3) voluta con forza dall’assessore all’Ambiente Giovanni Romano e criticata, per “eccessivo approccio industriale al tema”, dagli ambientalisti. Un progetto complesso che potrà contare sui 150 milioni dell’ultimo decreto legge sui rifiuti e dovrebbe essere realizzato, se niente si mette di traverso, entro i prossimi tre anni. Fino ad allora, però, toccherà navigare a vista per non affondare nella “monnezza”. Exit strategy dalla crisi. La priorità, per ora, consiste nello sbarazzarsi dell’immondizia dell’ultima crisi, causata dalla chiusura temporanea, causa indagini giudiziarie, della discarica di Chiaiano, uno sversatoio che resterà attivo fino al 15 maggio. «Si punta – spiega l’assessore Romano – soprattutto sui trasferimenti oltre regione: le società provinciali di gestione del ciclo già intrattengono rapporti i gestori degli impianti di smaltimento di Toscana, Marche e Puglia e la regione ha in corso trattative con Olanda, Svezia, Norvegia e Grecia per il trasferimento del tal quale a prezzi inferiori ai 100 euro a tonnellata, ossia di circa 30 o 40 euro più bassi di quelli di mercato». Ma intanto, se da qui ai prossimi tre anni si vorranno dormire sonni tranquilli, bisognerà strappare alle province la possibilità di ampliare del 15% alcune delle sei discariche esistenti e individuarne di nuove. Nonché superare, mediante apposita legge regionale, il vigente sistema di provincializzazione del ciclo per evitare che Napoli, dove più del 90% del territorio risulta inidoneo a ospitare discariche, resti in crisi come più volte denunciato, tra gli altri, dal sindaco uscente del capoluogo partenopeo Rosa Russo Iervolino. Il tutto portando avanti la realizzazione della parte impiantistica del piano. Perché se si realizzano le strutture di trattamento termico, da qui al 2015 ci sarà bisogno di discariche per 6 milioni di metri cubi, se non si realizzano il fabbisogno crescerà a 9 milioni. I nuovi impianti. Il nuovo piano individua la necessità di realizzare – a Salerno, Napoli Est e Caserta – tre nuovi termovalorizzatori, al contrario di quello che a Palazzo Santa Lucia si diceva fino a qualche mese fa (vedi “Sole 24 Ore Sud” del 15 settembre 2010), quando l’assessore Romano dichiarava che gli impianti di Salerno e Napoli Est, insieme con quello di Acerra già attivo, sarebbero bastati. In più, il documento prefigura la costruzione di un quinto inceneritore per smaltire i circa 6 milioni di tonnellate di ecoballe “storiche”, ammesso che se ne chiarisca la proprietà. Per sei dei sette Stir (ossia quelli pubblici) che oggi tritovagliano l’indifferenziata si profila un destino da impianti di digestione anaerobica dell’umido per la produzione di elettricità da biogas. I quattro costruendi impianti di compostaggio saranno comunque ultimati. Ambientalisti scettici. Mentre Bruxelles valuta l’attendibilità del sistema campano, ambientalisti e opposizione ne contestano l’impostazione. «Si insiste troppo – commenta il presidente campano di Legambiente Michele Bonomo – sui termovalorizzatori, mentre sarebbe stato auspicabile incrementare la raccolta differenziata ben oltre il 50% previsto per il 2012». Livio Falcone, presidente della commissione d’inchiesta della provincia di Napoli sulla discarica di Pianura, denuncia: «Prima eravamo la discarica d’Italia. Adesso vogliono trasformarci nel termovalorizzatore d’Italia». Il piano degli industriali. In un clima di generale scetticismo e deficit di credibilità della pubblica amministrazione, c’è anche chi si rimbocca le maniche e offre fattivamente la propria collaborazione alle istituzioni: è il caso dell’Unione industriali di Napoli, presieduta da Paolo Graziano, che ha attivato un tavolo con Asìa per risolvere l’attuale crisi. «Stiamo lavorando – spiega Francesco Izzo, responsabile energia e ambiente di Palazzo Partanna – a un progetto di distretto industriale dei rifiuti da realizzare in provincia. Costituiremo insieme con Asìa una società ad hoc che farà nascere, tra le altre cose, un impianto di compostaggio e attiverà una campagna di comunicazione, informazione e sensibilizzazione sia alla raccolta differenziata sia al più complessivo tema del corretto conferimento dei rifiuti da parte di cittadini, commercianti ed imprese». Le grandi rivoluzioni a volte partono dalle piccole cose.

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