“Per essere in grado di conseguire gli obiettivi che gli Stati membri le hanno affidato, l’Unione europea deve dotarsi di un bilancio credibile e superiore all’1 % del PIL; non sarebbe accettabile costringerlo entro un limite massimo fissato in funzione dei contributi nazionali, sempre più bassi con l’andare degli anni”. È questo il messaggio che la Presidente del Comitato delle Regioni e dei poteri locali (CdR) , Mercedes Bresso, e il primo vicepresidente, Ramón Luis Valcárcel Siso, coordinatori della posizione dell’istituzione sul futuro del bilancio europeo, hanno trasmesso al commissario Janusz Lewandowski in occasione della sua partecipazione alla sessione plenaria del CdR del 31 marzo.
Il bilancio dell’Unione europea dopo il 2013 rappresenta una sfida da diversi miliardi di euro per lo sviluppo delle città e delle regioni europee anche attraverso la politica di coesione. Per questo motivo, il Comitato delle regioni ha voluto ascoltare il commissario europeo responsabile per la Programmazione finanziaria e il bilancio, Janusz Lewandowski, prima che la Commissione europea finalizzi le sue proposte, annunciate per il 29 giugno prossimo.
Secondo il commissario, “si tratterà probabilmente dei negoziati di bilancio più difficili nella storia dell’UE, perché c’è chi vuole una contrazione del bilancio europeo” e “i membri del CdR hanno un importante ruolo da svolgere: spiegare cioè ai rispettivi governi che il bilancio dell’UE non è “per Bruxelles”, come alcuni si compiacciono di proclamare a gran voce, ma è al 95 % un bilancio loro destinato, e i tagli al bilancio dell’UE recheranno danno più agli enti regionali e locali e ai cittadini di questi Stati membri che non alle istituzioni europee.”
Confermando la richiesta formulata nel suo parere del 2008 di estendere il periodo di programmazione a 10 anni (5+5), il CdR avanza diverse proposte, tra cui quella di creare riserve di flessibilità e revisione volte a conferire maggiore reattività al bilancio UE, senza perdere di vista la necessità di rispondere alle nuove esigenze nell’interesse europeo.
La Presidente del CdR Mercedes Bresso sottolinea infatti che “per il CdR è chiaro che il bilancio europeo deve essere costruito partendo dall’individuazione delle esigenze, con un approccio dal basso verso l’alto. La ricerca di nuove risorse proprie risponde quindi a questa logica di sana gestione pubblica. Al contrario, la logica del ricatto che si basa sull’idea del “giusto ritorno” non corrisponde ai principi di integrazione europea ed è contraria ad ogni forma di trasparenza.” Il presidente della regione di Murcia (Spagna) e correlatore del parere, Ramón Luis Valcárcel Siso, puntualizza: “La ragion d’essere del bilancio europeo è che non appartiene né alle istituzioni comunitarie né ai governi degli Stati membri. Il bilancio europeo appartiene ai cittadini e come tale deve poter essere finanziato direttamente.”
I membri del CdR riconoscono l’importanza della strategia Europa 2020, ma sottolineano che questa non deve pregiudicare gli altri obiettivi, in particolare la coesione economica, sociale e territoriale. Di conseguenza, come spiega Mercedes Bresso, “la struttura futura del bilancio non può essere orientata ai 3 pilastri della strategia Europa 2020 come propone la Commissione, perché ciò sarebbe fonte di confusione. Per il CdR, tutti i fondi a vocazione territoriale come, in particolare, il FESR, il FSE, i fondi di coesione, il FEASR e il FEP devono essere raggruppati sotto un unico titolo”.
Ramón Luis Valcárcel Siso aggiunge: “Per quanto riguarda la politica di coesione, è auspicabile concentrarsi su un numero limitato di priorità tra le molte che sono state individuate, perché non sembra possibile raggiungere tanti obiettivi con le risorse finanziarie disponibili per le regioni. Per questo è importante che siano le regioni stesse a stabilire la propria strategia regionale e a definire le varie azioni da realizzare, selezionando quelle che meglio si prestano ad essere cofinanziate nell’ambito della programmazione dei fondi europei”.
I membri del CdR hanno inoltre colto l’occasione per denunciare la minaccia di una sospensione dei fondi strutturali laddove gli Stati membri siano accusati di una cattiva gestione nel quadro del patto di stabilità e di crescita poiché, come sottolinea Mercedes Bresso, “non devono essere inflitte sanzioni alle regioni per una cattiva gestione da parte degli Stati”.
I membri del CdR hanno inoltre espresso il loro appoggio alla possibilità di emettere obbligazioni europee, i cosiddetti project bond, per il finanziamento di grandi progetti. Secondo Mercedes Bresso, “l’esperienza insegna che senza finanziamenti specifici, i progetti di interesse europeo non possono essere realizzati. I ritardi accumulati a causa delle strozzature penalizzano innanzitutto le città e le regioni nel loro sviluppo economico, la loro coesione interna e la loro qualità di vita”.
Contesto
La richiesta di condurre una riflessione approfondita sul bilancio europeo risale al 2005, in seguito ad un’iniziativa del Consiglio europeo. Il 19 ottobre 2010 la Commissione europea ha presentato una comunicazione sul riesame del bilancio. Il documento analizza il funzionamento dell’attuale bilancio europeo, individua possibili miglioramenti in grado di renderlo più efficace e segnala le priorità politiche da tenere presenti per il futuro.
Le principali conclusioni sono che le regole in vigore non consentono al bilancio europeo una reazione rapida a eventi imprevisti, e che le eccessive complessità vanno a discapito della sua efficacia e trasparenza. Le proposte finalizzate saranno pubblicate alla fine del mese di giugno. Data l’importanza della questione, i membri del Comitato delle regioni hanno incaricato la Presidente Mercedes Bresso e il primo vicepresidente Ramón Luis Valcárcel Siso di coordinare la posizione dell’istituzione in questo dibattito.
Attualmente, il bilancio annuale dell’Unione europea equivale a circa l’1% della ricchezza nazionale dell’UE, vale a dire a 244 euro circa per abitante. Il bilancio dell’UE finanzia azioni e progetti nei settori politici in cui gli Stati membri hanno tutti convenuto di agire a livello europeo. Un’azione comune in tali settori può rivelarsi più efficace e meno onerosa.
Le spese dell’UE sono limitate dai Trattati. Il bilancio dell’UE non deve mai essere in deficit: ciò significa che le entrate devono coprire per intero il costo di tutte le attività previste. Queste entrate provengono da tre fonti principali: dazi all’importazione, una parte dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) riscossa da ciascuno Stato membro e un altro contributo degli Stati membri in funzione del loro reddito nazionale lordo. Le spese dell’UE sono anch’esse limitate da un accordo pluriennale della durata di sette anni (quello attuale copre il periodo 2007-2013) concluso tra i membri del Parlamento europeo, il Consiglio dei ministri e la Commissione europea.
Sito web del CdR: www.cor.europa.eu
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Athénaïs Cazalis de Fondouce
Tel. +32 22822447
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