La Commissione bicamerale per gli Affari Regionali ha bocciato, per i profili di propria competenza, il decreto sui tagli ai costi della politica di regioni e enti locali. Si tratta di un secco “parere contrario” dato alle Commissioni bilancio e affari costituzionali della Camera che esaminano nel merito il testo. Pur considerando “apprezzabili” le misure “tese a determinare una riduzione dei costi della politica nelle Regioni” e ravvisando “l’opportunità di un rafforzamento della leale collaborazione tra Stato e autonomie territoriali in merito al contenimento delle spese”, la bicamerale ritiene tuttavia “insufficiente l’impianto complessivo del provvedimento e di non piena compatibilità con le prescrizioni del Titolo V della Costituzione”.
Il parere del tutto contrario della Commissione bicamerale per gli Affari regionali, cosa rara visto che in genere dà un parere positivo con alcune condizioni nelle quali sono indicate le parti da cambiare, fa riferimento in particolare alle previsioni in materia di “controlli della Corte dei conti sugli atti delle Regioni, dei gruppi consiliari e delle assemblee regionali e di enti locali”. Si evidenzia “la carenza di incisive modalità di interazione e interlocuzione con le autonomie territoriali in relazione all’esigenza di una graduale modulazione degli interventi in materia di rafforzamento della partecipazione della Corte dei conti al controllo sulla gestione finanziaria degli enti territoriali, di tipologia dei controlli interni agli enti locali, di procedure di riequilibrio finanziario e di sviluppo degli strumenti di controllo della gestione finalizzati all’applicazione della revisione della spesa presso gli enti locali”.
I commissari, nel loro parere, hanno anche messo in luce “specifici profili di criticità” sui “controlli di legittimità della Corte dei conti sugli atti regionali, ai fini della verifica del rispetto dei vincoli finanziari, nonché in relazione alla parificazione del rendiconto della Regione, alla tipologia delle coperture finanziarie delle leggi di spesa, alla proposta di bilancio di previsione e alla legittimità regolarità delle gestioni, in quanto comprimono eccessivamente la sfera di competenza propria delle autonomie regionali”.
Secondo i parlamentari, il decreto “incide fortemente sull’autonomia organizzativa e gestionale degli enti locali” viste le norme sulla “revoca dell’incarico di responsabile del servizio finanziario; in tema di controllo della Corte dei conti sugli enti locali in ordine alla regolarità della gestione finanziaria, agli atti di programmazione e all’efficacia dei controlli interni di ciascun ente; in merito alle funzioni del responsabile del servizio finanziario dell’ente locale”.
La nota della Corte dei conti
Proprio sulla base del d.l., la Corte dei conti ha già avviato i controlli degli atti di regioni ed enti locali. Ne ha dato notizia ieri la magistratura contabile in una nota, con cui afferma: “Si è riunita oggi, 25 ottobre 2012, la Sezione delle autonomie della Corte dei conti per deliberare i primi indirizzi applicativi per l’attuazione dei nuovi compiti e delle nuove funzioni affidate alla Corte dal decreto legge n. 174/2012.
I Presidenti delle Sezioni regionali di controllo hanno comunicato la già avvenuta attuazione di numerose delle disposizioni introdotte con il suddetto decreto, con l’avvio dei procedimenti di controllo degli atti di Regioni ed enti locali. Gli stessi hanno riferito in ordine alla piena disponibilità manifestata dalle amministrazioni regionali e locali a collaborare per una celere ed ottimale attuazione delle nuove norme.
Il Presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, si è compiaciuto per la rapidità con la quale l’Istituto sta dando attuazione alle nuove mansioni affidategli dall’ordinamento e per la favorevole accoglienza che presso le Regioni ed enti locali ha trovato l’introduzione delle nuove tipologie di controllo finalizzate a consentire la più corretta e serena spendita del pubblico denaro, conformemente agli impegni assunti in sede europea ed internazionale.
All’esito dei lavori, la Sezione ha deliberato un calendario degli adempimenti ed i primi indirizzi interpretativi per l’attuazione del d.l. 174/2012.
In particolare, sono state esaminate le disposizioni concernenti l’esame dei bilanci di previsione delle Regioni, le verifiche infrannuali sulla base delle relazioni dei Presidenti delle Regioni, il controllo preventivo di legittimità su atti delle Regioni, le verifiche infrannuali sulla base delle relazioni dei Sindaci e Presidenti delle Province.
Anci in Conferenza unificata: “non siamo contrari ai controlli, ma il Governo rispetti impegni su Imu e spending review”
“I comuni non intendono sottrarsi ai controlli ma questi siano almeno improntati alla razionalità e favoriscano lo snellimento delle procedure”. Lo ha affermato afferma il sindaco di Livorno e coordinatore delle Anci regionali, Alessandro Cosimi, al termine della Conferenza unificata di ieri, dove l’Associazione ha condizionato il proprio parere sul d.l. enti locali all’accoglimento dei suoi emendamenti in sede di conversione parlamentare del decreto. “Non vogliamo dare l’impressione di essere contrari ai controlli, ma abbiamo eccepito il rischio che gli stessi finiscano per diventare un elemento di paralisi”, ha aggiunto il sindaco di Livorno.
Il coordinatore delle Anci regionali si è soffermato su alcuni punti che, a parere dei comuni, vanno modificati in Parlamento, ad iniziare dalle questioni legate all’Imu ed alla spending review. “Abbiamo formulato molti giudizi su alcuni impegni presi dal governo e poi non concretizzati, come la questione delle proprietà immobiliari comunali per la copertura dell’Imu”, spiega. Così come quella dell’estensione della spending review ai piccoli comuni: ” è necessario che ci sia chiarezza sul fatto che la norma che trasforma il taglio ai trasferimenti per il 2012 in obiettivi di riduzione del debito venga estesa anche ai piccoli centri”, conclude Cosimi.
Per la consolidata collaborazione, il Prof. Ettore Jorio ci ha gentilmente consentito di pubblicare il testo dell’intervento sul d.l. 174/2012 che ha presentato nel corso dell’audizione del 23 ottobre scorso davanti alla 1a Commissione-Affari costituzionali e alla 5a Commissione-Bilancio della Camera dei Deputati.
di Ettore Jorio
Professore di Diritto amministrativo sanitario e di Diritto civile della sanità e del sociale – Università della Calabria
È stato da poco pubblicato il decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante “Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate”. Esso modifica tanto e non solo il t.u.e.l. e, quindi, rappresenta uno dei provvedimenti di maggior rilievo del Governo, attesa l’importanza che le autonomie territoriali assumono nel funzionamento del Paese e nella finanza pubblica.
Il provvedimento governativo suscita tuttavia qualche perplessità, alcune delle quali di una rilevanza tale da destare non poche preoccupazioni per la sua futura esistenza e, dunque, per la sua, nel frattempo, intervenuta applicazione.
La prima osservazione che esso sollecita, da una prima lettura dei titoli che contraddistinguono i dodici articoli che lo compongono, riguarda la correttezza del ricorso alla decretazione emergenziale. Non appaiono, invero, esserci – fatta eccezione per la parte che afferisce alle decisioni contemplate nel Titolo III, intese al superamento delle conseguenze del sisma che ha colpito soprattutto l’Emilia-Romagna – motivazioni tali da giustificare l’adozione di un provvedimento di necessità e urgenza. Tutt’altro, dal momento che la quasi totalità della materia ivi trattata avrebbe intanto dovuto essere disciplinata da una legge approvata a maggioranza dei componenti del Parlamento, atteso l’obbligo costituzionale imposto al riguardo dal novellato art. 81, comma sesto, in relazione alla prescrizione di cui all’art. 5 della legge costituzionale n. 1 del 2012.
Non solo. Ciò in quanto i temi affrontati e i rimedi ivi individuati in tema di amministrazioni locali avrebbe, di certo, avuto bisogno di una trattazione più coordinata in relazione alla definizione complessiva della disciplina degli enti locali da destinarsi alla tanto attesa Carta delle autonomie. Ed ancora, sarebbe occorsa una maggiore cautela nell’affrontare le soluzioni in tema di debito pubblico consolidato dei comuni, che invece liquida con l’introduzione di un nuovo istituto: il predissesto. Una sorta di percorso, mutuato dalla novellata legge fallimentare, che concretamente si prefigge un obiettivo che non è propriamente pubblico, atteso che diverge dalla dichiarazione di dissesto (ex art. 244 t.u.e.l. e ss.) intesa ad assicurare ai cittadini la continuità delle funzioni svolte dall’ente e i servizi indispensabili.
Problemi, questi, rappresentati e sollecitati nel corso dell’audizione del 23 ottobre scorso cui ho avuto modo di partecipare avanti la prima (affari costituzionali) e la quinta (bilancio) della Camera, riunitesi congiuntamente per esaminare, per l’appunto, il d.l. 174/2012, per come si ha modo di constatare nel testo integrale appresso riportato.
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