Balneari, ecco il piano del Governo

Concessioni a tutto il 2025. Poi a fine 2029 in regioni con oltre il 25% di spiagge libere

Sole 24 Ore
12 Agosto 2024
Scarica PDF Stampa
Modifica zoom
100%

di CARMINE FONTINA (dal Sole 24 Ore)

Il Governo lavora a un nuovo piano sulle concessioni balneari da sottoporre alla Commissione europea che si concretizza in una serie di proroghe. La prima prevede l’allungamento almeno a tutto il 2025. Ma, alla fine della mappatura che dovrà essere adottata con un Dpcm, si potrà arrivare fino al 31 dicembre 2029 nelle regioni in cui le spiagge libere sono oltre il 25%, mentre nel caso in cui la percentuale sia inferiore a questa il rinvio va a tutto il 2027. -a pag. 3 ROMA Nei giorni in cui i concessionari balneari preannunciavano e poi si dividevano sulla serrata degli ombrelloni, il governo lavorava al nuovo piano da sottoporre alla Commissione europea. Dopo una serie di confronti riservati con vari esponenti della maggioranza, un’ipotesi di lavoro sembra aver superato le altre in campo ed è pronta una bozza.

I dettagli, esposti al Sole 24 Ore da un’autorevole fonte parlamentare, prevedono un meccanismo articolato di date, tra procedure di gara e nuove proroghe. Nel caso minimo le concessioni in corso resterebbero valide fino al 31 dicembre 2025, nel caso estremo fino al 31 dicembre 2029. Ma andiamo per ordine. Allo stato attuale, secondo il governo, nonostante le sentenze del Consiglio di Stato e i rilievi della Ue, le concessioni in essere hanno efficacia fino al 31 dicembre 2024 oppure fino al termine del 2025 in presenza di ragioni oggettive che impediscono la conclusione delle gare. Il testo allo studio va oltre. Prevede nuovi criteri per far partire le gare secondo il diritto Ue ma dispone una prima proroga secca, fino al 31 dicembre 2025. Non basta però. Contemporaneamente, se passerà questa linea discussa nei giorni scorsi, il governo intende rilanciare il lavoro della mappatura delle coste, integrando la prima versione come chiesto da Bruxelles sia con i dati disaggregati su base regionale sia con i dati qualitativi: non è sufficiente cioè dire che ci sono spiagge libere, ma va capito se sono realmente accessibili, se sono d’appeal per potenziali nuovi concessionari.

Il presidente del Consiglio dovrebbe adottare la mappatura con Dpcm entro il 30 aprile 2025 e sarà quello il passaggio decisivo per definire realmente, regione per regione, l’entità delle proroghe. Nelle regioni in cui la percentuale di superficie ancora concedibile risulterà inferiore al 25%, le concessioni in essere sarebbero prorogate fino al 31 dicembre 2027. Nelle regioni in cui la quota risulterà superiore al 25%, la proroga si allungherebbe addirittura fino al 31 dicembre 2029. E solo alla scadenza di queste date, le vecchie concessioni sarebbero messe a gara. In altre parole, il governo avrebbe deciso di insistere con la Ue sulla tesi che laddove non c’è “scarsità della risorsa naturale” (dove, sintetizzando, c’è una chiara prevalenza di spiagge già disponibili per nuovi potenziali concessionari) le attuali concessioni si possono allungare per un periodo più lungo. Gli enti locali potrebbero nel frattempo mettere a gara i tratti di spiaggia libera. È una tesi che è già risultata fragile in varie occasioni agli occhi della Commissione, l’ultima volta quando il governo ha inviato la lettera di risposta all’emissione del parere motivato che ha fatto pericolosamente avanzare la procedura di infrazione, all’anticamera ormai del deferimento alla Corte di Giustizia Ue.

Il negozia to Serve un difficile compromesso in extremis. In sostanza, secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, il governo attende in tempi brevi un parere informale della Commissione sul nuovo testo e, solo nel caso in cui ci sia una reale apertura, procederà inserendolo nel decreto salvaInfrazioni che a quel punto potrebbe approdare in consiglio dei ministri già alla fine di agosto. Una strada percorribile? Sono tanti gli elementi controversi in gioco. L’Esecutivo di fatto sembra avere anche un’exit strategy. Si prevede infatti anche l’eventualità che il Dpcm con la mappatura possa non vedere la luce entro il termine previsto (ad esempio, ipotizziamo, di fronte a una nuova bocciatura Ue). In questo caso, i Comuni dovrebbero comunque avviare le gare entro il 31 agosto 2025 e, per consentire l’espletamento della procedura, resterebbe in piedi solo la proroga “tecnica” prima citata, cioè fino al 31 dicembre 2025. Do ppia pre la zione C’è poi il tema della prelazione e degli indennizzi, altri aspetti complicati nel dialogo con Bruxelles. Il piano prevede che i concessionari uscenti possano esercitare una prima prelazione e che, in assenza di altre manifestazioni di interesse, possano mantenere il titolo per altri sette anni. Se ci sono più candidati, invece, i Comuni dovrebbero avviare le gare ma gli attuali concessionari potrebbero comunque esercitare una seconda prelazione, accettando le medesime condizioni dell’offerta risultata vincente. Pun teggi pre mia li I criteri per stilare la graduatoria sono diversi e alcuni determinano un punteggio premiale per gli attuali stabilimenti.

Ad esempio l’esperienza tecnica e professionale già acquisita; l’aver utilizzato, nei cinque anni precedenti, la concessione come prevalente fonte di reddito; il numero dei lavoratori del concessionario uscente che ciascun offerente si impegna ad assumere. In denn izzi e canoni Se comunque non dovessero aggiudicarsi la procedura, i vecchi titolari avrebbero diritto a un indennizzo. Questo verrebbe determinato con una perizia asseverata che determinerà il valore degli investimenti del valore aziendale dell’impresa e dei beni materiali ed immateriali impiegati nell’attività. Il valore dell’indennizzo costituirebbe l’importo minimo posto a base d’asta della procedura di affidamento. Un tema che sembra ancora aperto è quello della durata massima, comunque piuttosto lunga, delle concessioni che emergeranno dalle nuove gare: 15 o 20 anni. Nel frattempo, però, a fronte di uno schema che presenta molti vantaggi per la categoria, si ragiona anche su un possibile aumento dei canoni concessori nell’ordine del 10 per cento.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 10 agosto 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento