Una pratica snella, veicolata dallo Sportello unico per le attività produttive, che in una sola domanda va a sostituire sette diversi tipi di autorizzazione ambientale precedentemente richiesti (scarichi, acque reflue, emissioni in atmosfera, fanghi di depurazione, impatto acustico, recupero rifiuti), lì dove non sono richieste l’Autorizzazione integrata ambientale (l’Aia, necessaria per gli impianti più complessi) o la Valutazione di impatto ambientale. «La disciplina sull’Aua contenuta nel decreto Semplifica Italia è il frutto di una positiva collaborazione tra Confindustria, Governo, Regioni, enti locali – sottolinea Maccaferri – tanto che nel corso dell’iter di conversione del decreto siamo riusciti a estenderne l’operatività non più solo alle Pmi ma a tutti gli impianti non soggetti ad Aia, dando così piena attuazione al principio di proporzionalità degli adempimenti burocratici sulla base dei livelli di rischio per gli interessi pubblici». Senza discriminazioni legate alle dimensioni aziendali.
La fase cruciale si apre però ora: Regioni ed enti locali devono applicare in tempi rapidi il nuovo regolamento e testarne l’efficacia in termini di concreta semplificazione, superando i consueti ritardi, le diverse interpretazioni normative, il difficile coordinamento tra uffici: tutti temi con cui gli imprenditori si scontrano quotidianamente. Si stima che gli oneri burocratici costino ogni anno circa 3,4 miliardi di euro alle Pmi. Anche per questo l’autorizzazione unica ambientale rappresenta oggi un banco di prova per il sistema-Paese. «Il fatto di rivolgersi al Suap per tutti i titoli abitativi, invece di dover richiedere numerose autorizzazioni a diversi uffici pubblici, si calcola permetterà risparmi per 700 milioni di euro l’anno», precisa il vicepresidente, ricordando che la nuova procedura Aua, in particolare la standardizzazione dei processi su scala nazionale e l’unificazione delle funzioni e degli interlocutori, è in linea con le proposte di semplificazione contenute nel Progetto di Confindustria per l’Italia.
Alla standardizzazione si dovrebbero sommare i benefici di una valutazione contestuale, da parte delle diverse amministrazioni competenti, dei vari interessi in gioco, e quindi «una maggiore qualità delle decisioni, della salvaguardia ambientale e della celerità delle risposte», nota Maccaferri. Il Suap deve comunque rilasciare il permesso tra i 90 e i 150 giorni, a seconda della complessità dei sub-procedimenti e della necessità di integrazioni documentali. A garantire la certezza dei tempi di risposta e la fluidità delle procedure (tra l’altro la Pa non potrà chiedere alle imprese documenti che già possiede) provvederà un monitoraggio istituzionale congiunto, almeno una volta l’anno, tra ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e per la Pa, in raccordo con la Conferenza unificata e le associazioni imprenditoriali.
«Sulla carta ci sono tutti i requisiti per un’effettiva semplificazione della vita aziendale senza assolutamente ledere gli obiettivi ambientali – conclude Maccaferri, minimizzando le preoccupazioni degli ambientalisti di fronte ai 15 anni di durata dell’Aua – perché le imprese sono tenute a comunicare regolarmente alle amministrazioni ogni variazione di impianto che impatti sull’ambiente e, in caso di modifiche sostanziali, a presentare una nuova domanda di autorizzazione».
SEMPLIFICAZIONE
La richiesta
La nuova Autorizzazione unica ambientale, varata con il decreto 35/2012, può portare concreti vantaggi alla vita delle imprese. Per ora, però, è solo sulla carta. Il vicepresidente di Confindustria Gaetano Maccaferri (nella foto) sollecita il passaggio alla fase operativa
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