La via morbida, che a conti fatti potrebbe attenuare di molto l’impatto delle nuove regole nei territori a Statuto speciale, riguarda però tutto il resto, a partire dagli obblighi di gestione associata delle funzioni fondamentali nei Comuni sotto i 5mila abitanti allo sfoltimento delle società strumentali di Regioni, Province e Comuni. Anche l’accorpamento delle Province, in realtà, rimane fuori dall’applicazione diretta ma in questo caso, dopo gli ultimi correttivi prodotti dalla commissione Bilancio del Senato, sarà l’intero territorio nazionale a essere interessato dai tavoli regionali per la ridefinizione della geografia politica del Paese.
La tutela dell’Autonomia, invece, potrebbe far sentire i propri effetti in maniera profonda sul ridisegno della rete delle competenze nei Comuni fino a 5mila abitanti. Per loro il decreto sulla revisione di spesa, riprendendo e correggendo una regola rimasta inattuata della manovra-bis dello scorso anno, prevede la gestione associata di tutte le funzioni fondamentali (il cui elenco, nel frattempo, si è allungato rispetto a quello previsto nel 2009 dalla legge delega sul federalismo fiscale) entro il 2014, con un assaggio di tre funzioni già dal prossimo 1° gennaio. Molto alto, anche alla luce dell’esperienza recente, il rischio di ricorsi in Corte costituzionale da parte di molte delle Regioni a Statuto speciale, a cui l’Autonomia affida espressamente la competenza sull’ordinamento degli enti locali nel proprio territorio. Lo stesso passaggio statutario, precisa il correttivo accolto nel maxiemendamento governativo, riguarderà anche «gli enti ed organismi strumentali degli enti territoriali», oltre agli «altri enti o organismi ad ordinamento regionale o provinciale». In pratica, si tratta dell’intero riordino delle società strumentali e delle agenzie regionali previsto dal decreto per risparmiare sulla spesa pubblica.
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