Autonomie, cambia la manovra

Il quadro dopo gli emendamenti di Governo e maggioranza: proventi della Robin Tax tutti destinati a ridurre i tagli agli enti di 1,8 mld, dichiarazioni dei redditi on line sui siti dei comuni, riscritta la norma sugli accorpamenti

l 2 Settembre 2011
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Cambia la manovra per le autonomie. Arriva una stretta sull’evasione fiscale con il carcere per chi evade più di 3 milioni di euro, niente contributo di solidarietà i cui proventi saranno compensati dalla “caccia agli evasori” e meno tagli per gli enti locali a scapito dei ministeri. Dopo giorni di polemiche la maggioranza esce dall’impasse sul decreto-legge n. 138 del 2011 e lo stesso Ministro dell’economia torna a Roma per illustrare gli emendamenti al testo. Ma è proprio la ridistribuzione dei tagli tra comuni e ministeri a lasciare qualche perplessità all’interno del Governo. L’emendamento, a firma Giulio Tremonti e Antonio Azzollini, prevede infatti che le risorse derivanti dalla Robin Tax andranno totalmente a ridurre i tagli agli enti locali e non più per metà ai ministeri. Nella prima scrittura, la manovra prevedeva che i proventi della Robin Tax fossero invece destinati a ridurre i tagli al 50% degli enti locali e al 50% dei ministeri. L’emendamento del Governo dunque, seppure accontenta le richieste della Lega, lascia perplessi alcuni esponenti di governo del Pdl, come Ignazio La Russa. “Se quelle cifre non saranno ripristinate – dice il ministro della Difesa – sarà difficile per i ministeri andare avanti. Alla fine sono i servizi ai cittadini che si andranno a tagliare, perché il taglio al Ministero dell’interno non significa meno soldi alla burocrazia del Viminale, ma meno sicurezza. I costi di gestione non li puoi abbattere perché spesso sono fissi. Se il taglio resterà di 6 miliardi ci attrezzeremo – continua – ma andare avanti sarà difficile”. “Non c’è più la riduzione della metà dei tagli, da 6 a 3 miliardi, che era stata annunciata. Rimangono 4,2 miliardi di tagli e per la riduzione di 1,8 miliardi non ci sono certezze di copertura, salvo un vago riferimento alla Robin Tax”. Così il presidente facente funzione dell’Anci, Osvaldo Napoli, ha espresso il disappunto degli enti locali per le misure proposte dal Governo al termine della riunione a Palazzo Chigi. In conferenza stampa i rappresentanti delle autonomie locali si sono presentati compatti e hanno parlato di una rottura con l’Esecutivo: tra questi il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani, il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, quello del Lazio, Renata Polverini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il primo cittadino di Torino Piero Fassino e quello di Bari Michele Emiliano. “Viene confermato un taglio di 4,2 miliardi e non ci viene neppure detto dove si recuperano 1,8 miliardi”, ha ribadito la governatrice Polverini, “e temiamo che alla fine della fiera non ci sia copertura nemmeno per questi. Vorrei inoltre chiarire – ha aggiunto Polverini – che anche di fronte al dimezzamento avevamo detto che saremmo stati in enorme difficoltà. Già se i tagli fossero già stati veramente dimezzati per noi sarebbe stato impossibile garantire i servizi – ha concluso – in questa condizione non sappiamo veramente da che parte cominciare”.

DICHIARAZIONI DEI REDDITI ON LINE
Per quanto riguarda le altre misure contenute nelle modifiche messe a punto dalla maggioranza, spiccano quelle di carattere fiscale. Niente condizionale per chi evade oltre 3 milioni di euro e obbligo di specificare nella dichiarazione dei redditi con quali banche si abbiano rapporti, sono le misure con le quali il governo intende inasprire la guerra all’evasione fiscale, in modo da garantire la copertura degli introiti che sarebbero dovuti derivare dal contributo di solidarietà, poi stralciato. “Per i delitti previsti dagli articoli da 2 a 10-quater del presente decreto – si legge nel testo dell’emendamento Tremonti-Azzollini – qualora l’imposta evasa o non versata sia superiore a tre milioni di euro, non trova applicazione l’istituto della sospensione condizionale della pena di cui all’articolo 163 del codice penale”. L’obbligo di indicare le banche con cui si hanno rapporti nella dichiarazione dei redditi ha invece lo scopo di consentire all’Agenzia delle entrate di stilare “liste selettive dei contribuenti da sottoporre a controllo”. Saranno di contro dimezzate le sanzioni per le piccole imprese con ricavi e compensi dichiarati non superiori ai 5 milioni di euro che non utilizzano il contante, nel caso in cui commettano omissioni nella presentazione della dichiarazione dei redditi e dell’imposta sul valore aggiunto o nel caso in cui violino gli obblighi inerenti alla documentazione e alla registrazione di operazioni soggette all’imposta sul valore aggiunto. “Nell’insieme la copertura del pacchetto della lotta all’evasione – ha spiegato Tremonti in conferenza stampa – sarà pari a quella che avremmo avuto dal contributo di solidarietà”. Pertanto, ha sottolineato ancora il Ministro, i saldi della manovra “restano assolutamente invariati”. Se salta il contributo di solidarietà del 5% per i redditi oltre i 90mila euro e del 10% per quelli sopra i 150mila euro per i privati, l’esecutivo prevede che restino invece in vigore le norme precedenti alla manovra di ferragosto che prevedevano il taglio degli stipendi più alti del pubblico impiego (e non tassazione Irpef) e il prelievo sulle pensioni d’oro. Una rilevante modifica riguarda poi la Robin Hood Tax, i cui introiti come detto andranno totalmente a ridurre i tagli agli enti locali e non più per metà ai ministeri. Tra le altre misure figura infine un aumento delle imposte sulle Coop, con in particolare un incremento dal 30 al 40% del peso degli utili nella formazione della base imponibile, e una maggiorazione dell’Ires del 10,5% per le società di comodo. E sempre per quanto riguarda le autonomie, i comuni potranno pubblicare on line sui propri siti i dati delle dichiarazioni dei redditi di “categorie di contribuenti o di redditi”. “Con decreto del presidente del consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza Stato-città e autonomie locali – si legge nel testo – sono stabili criteri e modalità per la pubblicazione, sul sito del comune, dei dati relativi alle dichiarazioni anche con riferimento a determinate categorie di contribuenti ovvero di reddito”. Con lo stesso decreto, spiega l’emendamento, “sono altresì individuati gli ulteriori dati che l’Agenzia delle entrate mette a disposizione dei comuni e dei consigli tributari per favorire la partecipazione all’attività di accertamento, nonché le modalità di trasmissione idonee a garantire la necessaria riservatezza”. La norma però non piace del tutto ai sindaci. Il presidente dell’Anci Napoli, è infatti contrario alla pubblicazione dei redditi dei cittadini “se si tratta di fare i delatori. Se invece questa pubblicazione viene fatta in maniera seria, con i comuni che abbiamo dati effettivi da incrociare con l’Agenzia delle entrate allora è un discorso che si può fare”.

ACCORPAMENTI
Il relatore Azzollini ha anche presentato un emendamento per accorpare le funzioni dei piccoli comuni. “I comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti esercitano obbligatoriamente in forma associata tutte le funzioni amministrative e tutti i servizi pubblici loro spettanti sulla base della legislazione vigente mediante un’unione di comuni”. La popolazione delle unioni di comuni dovrà essere “superiore a 5.000 abitanti, ovvero a 3.000 abitanti qualora i comuni che intendano comporre una medesima Unione appartengano o siano appartenuti a comunità montane”. Escluse dalla norma le isole con un solo comune, “i comuni il cui territorio coincide integralmente con quello di una o più isole”, e il comune di Campione d’Italia. Con l’emendamento viene data la facoltà di aderire anche ai comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti. Alle unioni dei comuni viene affidata “la programmazione economico-finanziaria e la gestione contabile”.  L’emendamento del relatore stabilisce le norme per l’accorpamento e prevede che decadano le giunte in carica dei comuni sotto i mille abitanti che partecipano alle unioni: “A decorrere dal giorno della proclamazione degli eletti negli organi di governo del comune che, successivamente al 13 agosto 2012, sia per primo interessato al rinnovo, nei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti che siano parti della stessa unione, nonché in quelli con popolazione superiore che esercitino mediante tale Unione tutte le proprie funzioni, gli organi di governo sono il sindaco e il consiglio comunale, e le giunte in carica decadono di diritto”. Il consiglio sarà composto da tutti i sindaci dei comuni che sono membri dell’unione e da due consiglieri comunali per ciascuno di essi. Il sindaco del comune con più abitanti eserciterà le funzioni per l’intera unione sino a quando non verrà eletto il presidente dell’unione. Inoltre, è previsto nell’emendamento che i comuni che hanno fino a 1.000 abitanti il consiglio comunale sia composto da sei consiglieri (oltre al sindaco); da 1.000 a 3.000 abitanti sei consiglieri e due assessori; da 3000 a 5000 abitanti sette consiglieri e tre assessori; da 5.000 a 10.000 abitanti dieci consiglieri e quattro assessori. Le norme dell’emendamento del relatore sono finalizzate a “contenere le spese degli enti locali e il migliore svolgimento delle funzioni amministrative e dei servizi pubblici” per “assicurare il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica”.

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