Automobili, viaggi, iscrizione a circoli esclusivi. Ma anche il possesso di cavalli da corsa, hobby costosi, frequentazione di case da gioco e partecipazioni ad aste. E fra poco spese di lusso, conti correnti e beni intestati alla società. Le banche dati del fisco diventano sempre più ricche. Con un unico obiettivo: ricostruire l’esatto tenore di vita dei contribuenti per stanare gli evasori. Il patrimonio di informazioni, infatti, alimenterà il nuovo accertamento sintetico, vale a dire lo strumento delineato dalla manovra estiva del 2010 con cui il fisco accerterà chi spende più di quanto dichiara, salvo prove contrarie del contribuente. Le «vecchie» fonti. Ma dove e come possono arrivare queste «tracce» di capacità contributiva? Procediamo in ordine cronologico. Gli acquisti di case, terreni, così come i mutui, i finanziamenti e i canoni di locazione sono già da tempo censiti attraverso l’Anagrafe tributaria. Tranne alcuni dati già chiesti in dichiarazione (come le spese di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica degli edifici che hanno avuto accesso ai bonus del 36% e del 55%), gli indizi aggiuntivi (e aggiuntisi più di recente) sulle spese dei contribuenti italiani vengono acquisiti dall’amministrazione finanziaria attraverso i poteri di indagine e di controllo. È il caso, a esempio, delle richieste tramite questionari (e, in caso di reticenza, addirittura di accessi) a circoli o club esclusivi sui nominativi degli iscritti. Come pure alle a scuole private sugli studenti frequentanti e sulle rette pagate. O ancora alle agenzie di viaggio, a cui vengono chiesti i nomi di contribuenti che hanno acquistato pacchetti di valore superiore a determinati importi. Ma il monitoraggio delle grandi spese si fonda anche sul controllo economico del territorio: in questa direzione va il lavoro svolto dalla Guardia di finanza attraverso, ad esempio, posti di blocco stradale e la segnalazione di conducenti di autovetture di grossa cilindrata, o ancora con il controllo in mare di imbarcazioni. Al controllo del territorio contribuiscono anche le segnalazioni qualificate dei Comuni, che sono stati ulteriormente “invogliati” dalla manovra di Ferragosto con la promessa di ottenere il 100% delle somme recuperate a chi evade. Comuni che, comunque, potranno essere coinvolti nell’accertamento sintetico con le richieste di approfondimenti da parte del fisco dopo il contraddittorio con il contribuente. I nuovi aggiornamenti. Questo è quanto avvenuto finora ma le «tracce» a disposizione sono destinate a crescere notevolmente grazie alle norme introdotte nell’ultimo anno. Merito soprattutto del meccanismo in piedi dallo spesometro. Il sistema è andato a regime dal 1° luglio scorso. In pratica, commercianti ma anche esercenti o ristoratori dovranno comunicare alle entrate il codice fiscale di chi ha effettuato shopping di lusso. Così il database del fisco si arricchirà in modo automatico e continuativo con tutti gli acquisti di beni e servizi che superano i 3mila euro (Iva esclusa). La prima tranche relativa alle informazioni 2010 (la soglia rilevante in questo caso era però di 25mila euro) arriverà negli archivi informatici delle Entrate entro la fine di quest’anno. E non finirà qui. La conversione della manovra di Ferragosto ha aggiunto due ulteriori tasselli in arrivo dai prossimi periodi d’imposta: la comunicazione de beni intestati a società e concessi in uso ai soci o ai familiari e le liste selettive dei conti correnti bancari. Sul primo fronte, le società intestatarie di beni concessi a soci o familiari a prezzi di favore rispetto a quelli di mercato saranno tenute, tra l’altro, a inviare una comunicazione telematica all’am-ministrazione finanziaria. In questo modo, gli uffici procederanno al controllo sistematico dei contribuenti “indicati” per ricostruire il loro reddito effettivo. Sul secondo fronte, il fisco potrà procedere all’elaborazione di specifiche liste selettive di contribuenti da sottoporre a controllo sulla base di informazioni fornite “per massa” dagli intermediari finanziari e relative, ad esempio, al numero di conti correnti intestati, alla localizzazione geografica, alle movimentazioni o ai trasferimenti da e per l’estero. Un “tesoro” attraverso cui ogni ufficio sarà potenzialmente in grado di scegliere i contribuenti da accertare confrontando, ad esempio, il reddito imponibile e il debito di imposta indicato in dichiarazione con le spie di eventuali incongruenze.
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