L’Anci ritiene “prioritario” che il d.d.l. aree dismesse “preveda l’avvio di un’attività di indagine per pervenire in tempi certi ad una mappatura delle aree su tutto il territorio nazionale, utile ad una razionale ed ordinata programmazione degli interventi, oltre che per le attività di pianificazione territoriale da svolgere ai diversi livelli di governo”.
È quanto si legge in un documento depositato dall’Associazione dei Comuni in commissione Industria al Senato al termine di un’audizione.
Per Anci, inoltre, “risulta evidente la necessità di prevedere un meccanismo di finanziamento più strutturato, complesso e consistente, attraverso ad esempio ad un chiaro richiamo alle risorse dei privati e alla programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020, oltre che durevole nel tempo”.
In merito alla necessità di prevedere la mappature delle aree industriali dismesse, Anci, nel proprio documento, ricorda che, secondo un’indagine Istat riferita al 2012, tali aree rappresentano il 3% del territorio nazionale, una superficie di circa 9mila kmq, pari a quella della regione dell’Umbria, della quale circa il 30% collocata in ambito urbano.
Alcune Regioni – sottolinea ancora Anci – hanno avviato attività di indagine sul territorio in questo ambito, ad esempio in Lombardia sono stati individuati otto milioni di metri quadrati occupati da 200 aree dismesse nelle sole tre province di Milano, Monza Brianza e Lodi.
In riferimento, invece, alle risorse (50 milioni di euro l’anno nel triennio 2015- 2017), l’associazione segnala che la sola Regione Emilia Romagna, che nell’anno 2000 con una ricognizione sugli ambiti da riqualificare nei comuni dell’Emilia-Romagna aveva individuato 800 ettari di aree dismesse, tra il 2000 e il 2010, ha destinato contributi finalizzati ad interventi di riqualificazione urbana per circa 100 milioni di euro, cui si sono sommati 140 milioni da parte dei comuni e 800 di soggetti privati, per un investimento complessivo superiore al miliardo per 70 interventi.
Tra le lacune del testo, Anci evidenzia che “l’ordinamento italiano non comprende ad oggi una definizione di ‘area dismessa’ e sul punto il d.d.l. in esame non sembra apportare alcuna novità”, quindi “è necessario che la norma in esame, che demanda alle Regioni la definizione di area industriale dismessa, venga integrata con la previsione di una definizione più puntuale, con il fine di dettare condizioni di omogeneità sul territorio”.
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