“Chiediamo a Governo e Parlamento di fermarsi per non affrettare l’approvazione per singole funzioni dei fabbisogni standard. Si finisca il lavoro su tutte e sei, solo così si evita confusione a vantaggio di un meccanismo efficace e stabile”. Lo ha detto ieri il sindaco di Ascoli Piceno e delgato Anci alla Finanza locale, Guido Castelli, al termine dell’audizione dell’Anci davanti alla Commissione bilancio della Camera in cui l’associazione è stata sentita in merito allo schema di decreto sull’adozione dei costi standard nei comuni (> il documento presentato).
Castelli porta l’esempio della seconda funzione legata ai fabbisogni standard, quella cosiddetta delle ‘servizi generali’, in via di approvazione. “Molti Comuni – spiega – usano questa funzione come una sorta di contenitore di raccolta di quanto non compreso nelle altre funzioni, ad esempio tutti i salari accessori dei dipendenti non divisi per settore. Ne deriva che il dato sulla singola funzione, ad esempio scuola, trasporti, risulta sballato”.
Da qui la richiesta di una pausa di riflessione “per rivedere tutte le metodologie al fine di perseguire un vero meccanismo di perequazione”. A questa richiesta Castelli ne aggiunge un’altra ovvero quella relativa ad una “varibile fiscale per capire dove ci troviamo di fronte ad un eccesso di spesa e dove invece è una precisa scelta politica, ad esempio quella di puntare forte sugli asili nido”.
Infine, ma non per ultima, la richiesta di fermare il processo che prevede l’utilizzazione del 10% del fondo di riequilibrio con il meccanismo dei fabbisogni standard. “Il fondo di riequilibrio – nota a proposito il delegato Anci – è un meccanismo matematico, nato per correggere in maniera perequativa le storture dell’Imu e ristorare i comuni dal mancato gettito proveniente dagli immobili di categodia D, finito nelle casse dello Stato. Cosa c’entra con i fabbisogni standard?”
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