Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione Maria Anna Madia, ha approvato, in esame preliminare, l’atteso decreto legislativo concernente la disciplina della dirigenza della Repubblica ai sensi dell’art. 11 della legge 7 agosto 2015, n. 124.
Dirigenti PA: come cambia la disciplina
Giunge finalmente al traguardo pertanto (a soli tre giorni dalla scadenza della delega) la agognata riforma dei dirigenti centrali e locali (esclusi diplomatici, prefetti, magistrati, militari, authority, presidi e medici). Ok alla rotazione degli incarichi: un mandato da quattro anni, rinnovabile una sola volta per altri due a chi incassa una pagella positiva. Al termine dei sei anni, il manager pubblico dovrà trovare un nuovo posto, partecipando ai bandi interni della Pubblica Amministrazione. Qualora non dovesse farlo (o nel caso in cui il curriculum avesse ricevuto valutazioni negative) il dirigente potrebbe rischiare in primo luogo prima il taglio dello stipendio (fino al 40%) e successivamente il licenziamento (a meno che non si accontenti di essere degradato a funzionario). La riforma della disciplina contenuta nel decreto appena approvato segna la nascita del ruolo unico: spariscono pertanto prima e seconda fascia, le due categorie che oggi differenziano i direttori generali dagli altri dirigenti.
Ecco come recita il comunicato emesso da Palazzo Chigi: “Nello specifico, il sistema della dirigenza è costituito dal ruolo dei dirigenti statali, dal ruolo dei dirigenti regionali e dal ruolo dei dirigenti locali. Ogni dirigente può ricoprire qualsiasi ruolo dirigenziale; la qualifica dirigenziale è infatti unica. Alla dirigenza si accede per corso-concorso o per concorso. Le graduatorie finali sono limitate ai vincitori e non comprendono gli idonei. La Scuola nazionale dell’amministrazione (Sna) è trasformata in Agenzia senza maggiori o nuovi oneri per la finanza pubblica, è sottoposta alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, svolge funzione di reclutamento e formazione del personale della PA. Ha come obiettivo quello di assicurare una formazione omogenea della dirigenza.
Presso il Dipartimento della funzione pubblica è istituita la Commissione per la dirigenza statale (analogamente è istituita anche la Commissione per la dirigenza regionale e la Commissione per la dirigenza locale). La Commissione, costituita entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto, opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione. In particolare, preseleziona i candidati ai fini del conferimento degli incarichi dirigenziali generali ed effettua la valutazione ex post delle scelte effettuate dalle amministrazioni per altri incarichi.
Gli incarichi dirigenziali hanno durata di 4 anni e possono essere rinnovati per altri 2 nel caso di valutazione positiva o per il periodo necessario al completamento delle procedure per il conferimento del nuovo incarico. I dirigenti privi di incarico, concluso il mandato, devono partecipare ad almeno 5 interpelli all’anno; in assenza di incarico, il primo anno percepiscono il trattamento economico fondamentale e il secondo anno lo stesso decurtato di un terzo. Successivamente il Dipartimento della funzione pubblica li può collocare d’ufficio in posti vacanti. Il dirigente a cui è revocato l’incarico per inadempienza ha un anno di tempo per avere un nuovo incarico altrimenti scatta la licenzi abilità”.
Consulta anche l’articolo Come cambia la disciplina della dirigenza PA: in attesa del testo.
Le parole di Renzi
“Valorizziamo la dirigenza pubblica, investiamo sulla formazione dei dirigenti, perché non basta avere ottime professionalità, ma occorre un sistema con uno scheletro forte di presenze – chiosa il presidente Renzi in merito all’approvazione preliminare del decreto. – Un nuovo modello di dirigenza pubblica che insiste sul premio di risultato anziché sulla posizione”. Mentre Sabino Cassese, ex ministro della Funzione pubblica e giudice costituzionale intervista dal quotidiano Repubblica, afferma:”Il disegno tracciato dalla legge Madia è ambizioso. Se portato a compimento, può essere l’avvio di una amministrazione pubblica moderna”.
Gli altri decreti PA approvati in Cdm ieri
Nel corso del Cdm di ieri sera sono stati inoltre approvati in esame preliminare altri 2 decreti attuativi della Riforma della Pubblica Amministrazione: il decreto recante “Riordino delle funzioni e del finanziamento delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura” e il decreto relativo alla “Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca”.
Consulta la Pagina speciale dedicata alla Riforma della Pubblica Amministrazione.
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