Entrerà in vigore definitivamente il 7 settembre il codice antimafia varato ieri dal Consiglio dei Ministri. Sono stati infatti accolte le richieste del Parlamento, con il recepimento di 11 delle 21 modifiche avanzate nei pareri delle commissioni parlamentari e dal comitato di coordinamento. Accolta anche la richiesta di stralcio dei primi dieci articoli per i quali, sempre a settembre, sarà varato un disegno di legge. Articolato in cinque libri e 131 articoli, il nuovo codice riordina una legislazione frastagliata e si muove lungo tre direttrici: cattura dei latitanti, carcere duro e aggressione ai patrimoni criminali. Preoccupazione aveva suscitato il passaggio (articolo 1 della legge delega 136/2010) in cui si fa riferimento alla durata del sequestro: 18 mesi in tutto se non interviene la confisca del bene sottratto alla mafia. Nel nuovo codice, tuttavia, è prevista la possibilità di prorogare il sequestro di sei mesi e per non più di due volte, in caso di indagini complesse. Altre novità riguardano il procedimento per l’applicazione delle misure di prevenzione – il soggetto potrà richiedere che si proceda in pubblica udienza – e soprattutto la disciplina, completamente innovativa, di cinque aspetti della misura di prevenzione patrimoniale: revoca della confisca, rapporti tra sequestro di prevenzione e sequestro penale, tutela dei terzi, rapporti con le procedure concorsuali, effetti fiscali del sequestro. La revoca della confisca sarà possibile solo in casi eccezionali come la falsità delle prove o il difetto originario dei presupposti. In tale caso sarà restituita, a eccezione degli immobili di particolare pregio artistico o storico, solo una somma di denaro equivalente al valore del bene. Per regolare i rapporti tra sequestro di prevenzione e sequestro penale, il codice prevede che, qualora lo stesso bene sia colpito da entrambi i provvedimenti, l’amministrazione e la gestione del bene devono seguire le norme sulla prevenzione come la nomina di un amministratore giudiziario e relazione periodica. L’amministratore giudiziario diventa “sostituto d’imposta” ovvero paga provvisoriamente le imposte relative ai beni sequestrati. Alla fine della procedura, se i beni vengono restituiti, l’amministratore recupera quanto versato. Al fine di tutelare creditori terzi è previsto che dal bene sequestrato sia preventivamente estratta la parte spettante al creditore, sempre che il credito non sia frutto di attività illecita.
LE REAZIONI
Il Ministro della giustizia Francesco Nitto Palma ha prima di tutto sottolineato che “il merito del codice è tutto di Maroni e Alfano”; e poi ha sottolineato: “Si temeva che non si accogliessero le varie proposte giunte dal comitato per il coordinamento e dalle varie commissioni parlamentari. In realtà, delle 41 proposte di modifica 10 non erano accoglibili perché fuori dalla delega, 20 non erano condivise, mentre ne sono state accolte 11. Siamo venuti molto incontro ai desiderata del Parlamento, in linea con l’unitarietà che c’è sempre stata in Parlamento sul contrasto alla criminalità”. In particolare “è stato accolto lo stralcio dei primi 10 articoli, quelli che riguardavano norme penali e sostanziali. Le commissioni chiedevano che il campo fosse più ampio e che dunque fosse prorogata delega. Non si poteva, da qui lo stralcio: ora bisognerà attendere l’entrata in vigore del codice antimafia (dopo il 7 settembre) e immediatamente dopo varare un d.d.l. con i 10 articoli oggetto di stralcio e le eventuali altre proposte di intervento delle Commissioni che non potevano essere accolte in ragione dei criteri della delega”. Soddisfazione dal Pd per la decisione del governo di stralciare i primi 10 articoli del codice. “È importante che il governo abbia recepito gran parte delle nostre richieste di revisione del codice Antimafia, rinviando tutto il libro primo e prevedendo una serie di rettifiche sulla parte relativa alla prevenzione”, ha sottolineato Laura Garavini, capogruppo Pd nella Commissione antimafia, che ha aggiunto: “Si tratta di un provvedimento troppo importante per lasciarlo all’improvvisazione: come già avvenuto in passato, il lavoro parlamentare ha contribuito in modo determinante a correggere vizi e approssimazioni del provvedimento. Ora vigileremo sui contenuti del testo definitivo e sul d.d.l. preannunciato. Non tollereremo leggerezze: la pausa estiva non deve consentire nuovi blitz”. Al parlamentare ha fatto eco la collega Donatella Ferranti, capogruppo Pd nella Commissione giustizia di Montecitorio: “Il recepimento delle indicazioni del parlamento sul codice antimafia, e il suo ripensamento, soprattutto lo stralcio del libro primo, ha un significato politico importante. Da parte nostra – ha spiegato – c’è stato un lavoro costruttivo, finalizzato al sostanziale miglioramento di un testo che non avrebbe potuto avere effetti incisivi nella lotta alla criminalità organizzata, anzi avrebbe potuto indebolirla. Non sono ancora chiare le motivazioni per cui alcune nostre osservazioni,non sono state accolte dal governo”. L’auspicio è che “nella riscrittura del testo finale si tenga conto dei puntuali suggerimenti ed emendamenti illustrati dagli esperti durante le audizioni parlamentari e fatti propri nei pareri approvati. Se il confronto con esperti e associazioni del settore ci fosse stato prima, avremmo evitato di fare una corsa contro il tempo ed il Codice avrebbe avuto una struttura più omogenea, completa e efficace. In definitiva – ha concluso Ferranti – su questi temi l’assenza di confronto è miope”. “Siamo soddisfatti del parere condiviso delle Commissioni affari costituzionali e giustizia del Senato sul codice antimafia ma restano ancora delle perplessità, dei dubbi, sull’intero Codice varato dal Governo”, dice in una nota il capogruppo dei senatori dell’Udc, Gianpiero D’Alia. “Il parere delle commissioni parlamentari – osserva D’Alia – ci dice che il testo entrato in Parlamento proprio non funzionava. Positivo in questo senso è anche lo stralcio dei primi 10 articoli che il Governo ha voluto operare”. “Ora non ci resta che sperare – conclude il capogruppo centrista – che lo stesso Esecutivo corregga le storture presenti ancora nel testo superandone le incertezze, segnalate, oltre che dal nostro gruppo parlamentare meno di due mesi fa, anche dagli operatori del settore soprattutto sulle certificazioni antimafia e sul reato di concorso esterno”.
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