Anticorruzione, il testo è legge

Più poteri all’ANAC nella vigilanza sugli appalti e nella facoltà di denuncia di eventuali comportamenti sospetti

22 Maggio 2015
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Il pacchetto anticorruzione è legge. Il d.d.l. sui reati contro la pubblica amministrazione è stato approvato ieri dalla Camera dei deputati dopo un cammino a tappe forzate in Parlamento.

Nonostante i tentativi dell’opposizione, infatti, la maggioranza è riuscita a rimanere compatta e portare al traguardo anche questo provvedimento molto criticato, che fu varato all’indomani dello scoppio di alcuni scandali clamorosi, in primis i giri d’affari e di mazzette attorno a Expo 2015.

Da allora, il controllo dell’evento e in particolare delle gare d’appalto a esso correlate è passato in toto all’ex pm anticamorra Raffaele Cantone, nelle vesti di numero uno dell’Autorità anticorruzione.

E proprio il provvedimento, ormai nelle vesti di legge, amplia sensibilmente i poteri dell’Anac specie nella vigilanza sugli appalti e nella facoltà di denuncia di eventuali comportamenti sospetti. Vengono introdotti obblighi informativi semestrali in carico alle stazioni appaltanti, nel merito di bandi di gara, partecipanti all’asta, importi, così come i tempi limite di completamento e le somme erogate per la sua realizzazione.

Pene più severe. All’articolo 1 della nuova legge anticorruzione, l’inasprimento delle pene per chi commette reati contro la pubblica amministrazione, mentre a seguire viene a modificarsi l’articolo 165 del codice penale riguardo la sospensione condizionale.
A ruota, viene ampliata la fattispecie del reato di concussione, che già nei recenti aggiornamenti normativi era stato ritoccato, basti pensare alla legge Severino del 2012.

Quindi, un’altra novità del d.d.l. anticorruzione approvato definitivamente alla Camera è l’ordine di pagamento inerente la somma che coincide con quanto indebitamente ottenuto dal pubblico ufficiale a titolo di riparazione pecuniaria.
Anche i reati di mafia non sono immuni dalla nuova normativa, che prevede all’articolo 5 un incremento delle pene per chi commette comportamenti di questo tipo: reclusione fino a 26 anni per i capimafia.

Cambia anche la disciplina del patteggiamento: riguardo processi per delitti commessi da pubblici ufficiali a scapito della pubblica amministrazione, viene sancito l’obbligo per il pubblico ministero di informare il presidente dell’Anac riguardo i reati perseguiti.
Dure le proteste del’opposizione, i particolare del MoVimento 5 Stelle, che ha lamentato lo stralcio di alcuni emendamenti presentati al testo, in particolare quello sul Daspo ai politici che si macchiano di reati contro la pubblica amministrazione.

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