Ancora possibile una proroga

Un decreto potrebbe far slittare il termine del 31 dicembre

Il Sole 24 Ore Centro-Nord
3 Novembre 2010
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Mancano due mesi per dare attuazione a quanto previsto dalla Finanziaria in materia di taglio delle Aato: la situazione è ancora in alto mare, e non è escluso che arrivi un decreto governativo per spostare i termini della riforma più in là. Le attuali prescrizioni nascono dall’articolo 1 quinquies della legge 42/2010 in tema di «interventi urgenti sul contenimento delle spese negli enti locali». La norma va a modificare l’articolo 191 della legge Finanziaria 2010 inserendo il comma 186 bis: «decorso un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono soppresse le Autorità d’ambito territoriale. Decorso lo stesso termine, ogni atto compiuto dalle Autorità d’ambito territoriale è da considerarsi nullo. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni attribuiscono con legge le funzioni già esercitate dalle Autorità». E ormai dalla primavera scorsa la palla è passata alle singole Regioni che entro la fine dell’anno dovranno intervenire con legge regionale sulle funzioni di regolazione dei servizi pubblici. Chi rimarrà inerte creerà un vuoto dell’attività visto che a partire dal 1° gennaio tutti gli atti compiuti dalle Aato saranno considerati nulli e paradossalmente non si potranno più nemmeno pagare gli stipendi ai dipendenti. A quel punto potrebbero scattare i poteri sostitutivi dello Stato ma su questo aspetto i pareri non sono concordi. Così, mentre le regioni del Centro-Nord hanno attivato i loro uffici legislativi, in molti casi per avviare una disciplina provvisoria che permetta di regolare la materia in un secondo momento, è possibile che un aiuto arrivi direttamente dal Governo che potrebbe inserire una dilazione dei tempi nel tradizionale decreto milleproroghe atteso entro la fine dell’anno. In questo caso i termini sarebbero spostati di sei mesi, se non addirittura di un altro anno. Il quadro normativo oltretutto non è chiarissimo. Più di un interrogativo arriva infatti dalla riforma del codice delle autonomie che dovrebbe ricollocare le funzioni amministrative tra Comuni, Province e Regioni. In più il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, ha annunciato lo studio di una proposta per istituire un’autorità indipendente per il controllo delle tariffe dell’acqua. Una delle battaglie portate avanti negli anni dall’Anea, l’associazione nazionale autorità e enti di ambito. «È la cosa che ci preoccupa maggiormente – spiega il presidente dell’associazione, Luciano Baggiani -. Da una parte infatti si liberalizza mentre dall’altra si eliminano gli Ato, gli unici enti pubblici di regolazione. Del resto il servizio idrico opera in un contesto di monopolio naturale e una liberalizzazione del settore rende indispensabile la creazione di un’authority a livello nazionale e anche a livello territoriale».

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