Anagrafe nazionale, in G.U. il decreto istitutivo

Al via il cammino per la migrazione dei dati dai database locali a quelli nazionali. La costituzione della ANPR dovrebbe essere completata entro il 31 dicembre 2014

3 Ottobre 2013
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Nei giorni scorsi, passata un po’ in sordina a causa del caos politico arrivato ieri a una conclusione con l’ok alla fiducia per il Governo di Enrico Letta, si è registrata una novità importante per tutti i cittadini italiani e, in particolare, per il nucleo che li identifica, uno per uno, nel sistema dell’amministrazione pubblica.

È stata infatti pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 230 del 1° ottobre la prima disposizione che avvia l’iter per il passaggio dell’anagrafe da archivio locale a nazionale delle generalità riguardanti l’intera popolazione.

Nello specifico, a finire nell’organo che rende efficaci le previsioni normative, è stato il d.P.C.M. n. 109 dello scorso 23 agosto, risalente, cioè al Consiglio dei Ministri svoltosi nel pieno delle ferie parlamentari, quando il Governo decise di non andare in vacanza tenendo comunque una sessione del proprio consesso anche nel pieno della chiusura parlamentare. Il numero del provvedimento è il 109 e riporta l’intestazione “Regolamento recante disposizioni per la prima attuazione dell’articolo 62 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, come modificato dall’articolo 2, comma 1, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, che istituisce l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR).”

Dunque, si tratta di un cammino complesso, visto che ben due elenchi, l’Indice nazionale dell’anagrafe e l’Anagrafe della popolazione residente all’estero, dovranno rientrare nell’alveo della nuova ANPR.

A ben vedere, siamo solo al primo passaggio dell’iter che porterà alla costituzione della nuova agenzia, la quale dovrebbe essere completata entro il 31 dicembre 2014. Tempi lunghi, insomma, per un percorso appena cominciato, che coinvolgerà tutti gli uffici anagrafe d’Italia, chiamati a rivedere le proprie procedure e, soprattutto, il proprio database di riferimento, che non sarà più ristretto all’ambito locale ma avrà respiro nazionale.

Al momento, la riforma dovrebbe essere a costo zero per lo Stato, anche se l’aggiornamento della piattaforma potrebbe richiedere un esborso alle casse statali, una nota che, però, non compromette il giudizio di valore positivo emesso a riguardo dal Consiglio di Stato.

Naturalmente, il passaggio da un sistema all’altro, in una fase in cui tutta la pubblica amministrazione cerca di aumentare il proprio livello di informatizzazione, potrebbe creare qualche impasse, sia a livello gestionale, che per l’utenza. Ma secondo i giudici, si tratta di un passaggio ormai necessario, tracciato, oltretutto, con tutte le cautele del caso per proteggere a dovere la mole di dati personali durante la migrazione da un archivio all’altro.

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