Non è possibile mettere filtri, blocchi e accessi limitati alla sezione “Amministrazione Trasparente” di un Comune per evitare che vengano carpiti dati personali pubblicati online ai fini di addestrare l’intelligenza artificiale generativa. Come stabilito dal decreto legislativo n. 33/2013 non si possono “introdurre soluzioni tecniche atte ad impedire ai motori di ricerca web di indicizzare ed effettuare ricerche all’interno della sezione Amministrazione trasparente, anche al fine di prevenire il web scraping”.
E’ quanto l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha deliberato con un parere del 30 gennaio 2025, approvato dal Consiglio.
>> CLICCA QUI PER CONSULTARE IL PARERE DELL’ANAC DEL 30 GENNAIO 2025.
>> QUI IL COMUNICATO INTEGRALE DELL’ANAC.
Le osservazioni dell’ANAC
“Tale assunto – scrive l’ANAC – è confermato da quanto il Garante Privacy chiarisce nel provvedimento n. 329 del 20 maggio 2024 con cui la nota informativa è adottata. Nei ‘considerando’ del provvedimento è, infatti, esplicitato che ‘restano ferme le disposizioni in materia di obblighi di pubblicazione per finalità di trasparenza di cui al d.lgs. n. 33/2013 e altre pubblicità legali, in materia di apertura dei dati e riutilizzo dell’informazione del settore pubblico ai sensi d.lgs. n. 36/2006, in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte di società ed enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e di enti pubblici economici, nonché le disposizioni previste da normative specifiche come quelle a tutela della proprietà intellettuale e del diritto d’autore”.
Aggiunge l’ANAC: “resta fermo che i dati personali contenuti negli atti e nei documenti pubblicati devono sempre essere trattati nel rispetto dei principi sul trattamento dei dati personali e dei regimi di accesso e riuso previsti ex lege”.
Il caso in esame
La richiesta di parere all’Autorità è giunta da una grande città capoluogo del Nord Italia. E’ stato chiesto quali misure a tutela dal web scraping dei dati personali pubblicati online potevano essere messe in atto dal Comune. Per addestrare modelli di intelligenza artificiale generativa, infatti, soggetti terzi effettuano raccolte massive di dati disponibili su internet.
Il Comune in questione chiedeva se era possibile adottare come misure difensive, per esempio, la creazione di aree riservate accessibili solo previsa registrazione e autenticazione; o l’inserimento di clausole antiscraping nei termini di servizio dei siti; o il monitoraggio del traffico verso le pagine web per individuare eventuali flussi anomali di dati in entrata e in uscita; o interventi specifici sui bot, utilizzando – tra le altre – le soluzioni tecnologiche rese disponibili dalle stesse società responsabili del web scraping.
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