Il Piemonte e l’Abruzzo al centrosinistra, con Sergio Chiamparino e Luciano D’Alfonso che strappano le due Regioni rispettivamente alla Lega Nord (era governatore Roberto Cota) e a Forza Italia, che con Gianni Chiodi ha guidato l’Abruzzo; otto comuni confermati al centrosinistra; tre, Ascoli Piceno, Tortolì e Teramo, che si confermano al centrodestra. Poi, Prato che dal centrodestra passa al centrosinistra, e altri 15 comuni che andranno probabilmente al ballottaggio: Padova, Vercelli, Potenza, Pavia, Cremona, Livorno, Foggia, Bari, Terni, Verbania, Pescara, Bergamo, Perugia, Caltanissetta, Biella. Questo il quadro che emerge per le comunali a scrutinio delle schede ancora in corso.
Tra i ballottaggi, spicca quello inedito di Padova: qui è scontro diretto tra Pd e Lega, divisi da pochi punti percentuali, dopo dieci anni di governo ininterrotto della sinistra. A fronteggiarsi sono Ivo Rossi, sindaco reggente Pd per l’abbandono ‘ministeriale’ di Flavio Zanonato, e Massimo Bitonci, capogruppo della Lega al Senato, sostenuto anche da Forza Italia. A Livorno, invece, il ballottaggio, se confermato, avverrebbe per la prima volta da quando è entrata in vigore l’elezione diretta del sindaco. Questo il quadro che si delinea mentre è ancora in corso lo spoglio delle schede che, in alcune realtà, ha proceduto con grande lentezza anche a causa della complessità del voto disgiunto e di genere, delle numerose contestazioni dei rappresentanti di lista e, in alcuni casi, di presidenti di seggio inesperti.
Il centrosinistra riesce a confermare la propria presenza sullo scranno più alto nelle città di Firenze, Ferrara, Forlì, Modena, Reggio Emilia, Pesaro, Campobasso, Sassari (> sintesi comuni capoluogo). Riesce anche a strappare Prato al centrodestra dove il sindaco uscente, Roberto Cenni, è stato sconfitto da Matteo Biffoni, sostenuto da Pd, liste civiche, comunisti italiani, Sel ed altri. Il centrodestra si confermerebbe ad Ascoli Piceno, dove era e rimane sindaco Guido Castelli, che è anche responsabile finanze locali per l’Anci, e vince a Tortolì dove Massimo Cannas, con il 30,6% e a capo di una lista civica “Obiettivo 1”, con forze di centrodestra e indipendenti del centrosinistra ha spuntato la vittoria solo per una trentina di voti su Fabrizio Selenu (30,1% pari a 1.947 voti), lo sfidante del Pd a capo di una coalizione di centrosinistra. Il centrodestra, inoltre, sembra prevalere anche a Teramo dove già governava.
Tante le notizie “curiose” emerse durante questo voto amministrativo: tra queste Benedetta Renzi, la sorella di Matteo, che diventerà assessore comunale visto che Stefano Sermenghi, sindaco uscente di Castenaso, piccolo comune alle porte di Bologna, ha infatti conquistato il bis con il 76,55%, oltre tre voti su quattro. Prima delle elezioni, Sermenghi aveva annunciato che in caso di vittoria avrebbe nominato assessore Benedetta Renzi, che da anni vive con la famiglia proprio a Castenaso. Nei prossimi cinque anni si occuperà di welfare e scuola. A Novellara (Reggio Emilia) Elena Carletti, figlia del leader dei Nomadi, Beppe, è il nuovo sindaco. La candidata della lista di centrosinistra ‘Novellara Bene comune’ ha vinto con il 60,18% davanti a Cristina Fantinati di civica Insieme (20,13%) e a Stefano Paterlini del Movimento 5 Stelle (19,67%). Titolare di una scuola di lingue, 38 anni, la Carletti aveva stravinto le primarie del centrosinistra con oltre l’80% e non è nuova all’attività politica.
E a 86 anni Ciriaco De Mita, già Presidente del Consiglio ai tempi della Dc di cui fu anche segretario, europarlamentare uscente dell’Udc, è il nuovo sindaco di Nusco (Avellino), suo comune di nascita. È stato eletto con1.136 voti, pari all’80%, lasciando alla sua sfidante, l’ingegnere Rosanna Secchiano, 336 voti (20%). Ed è tutto da rifare a Sant’Angelo in Vado, comune del pesarese, dove le elezioni non sono valide perché non è stato raggiunto il quorum dei votanti. È accaduto perché i cittadini non hanno accettato l’esclusione (per vizi formali) di una lista il cui candidato aveva invitato i suoi sostenitori a votare scheda bianca per annullare le elezioni.
Il messaggio del Presidente Anci
“Non si tratta, questa volta, di un turno elettorale come quelli trascorsi. È bene sottolinearlo a noi stessi e agli elettori. C’è qualcosa di più e di diverso”, scrive Fassino sul sito dell’Anci.
“Verranno eletti gli amministratori che insieme a quelli in corso di mandato saranno i protagonisti nei prossimi mesi dell’attuazione di una riforma che, se sapientemente attuata, deve porre la basi per una trasformazione non solo dell’assetto istituzionale locale, ma soprattutto del rapporto fra pubblica amministrazione e cittadini e corpi sociali. Una sfida che tocca direttamente il funzionamento del nostro sistema democratico, con l’obiettivo di modernizzarlo e renderlo più efficiente e in sintonia con le aspettative della società. È una sfida culturale che investe la capacità dei sindaci e degli amministratori di cambiare pelle, reinterpretare il proprio ruolo in modo innovativo, riuscendo a fare sintesi fra gli interessi della comunità che li ha eletti e i nuovi assetti di province e città metropolitane”.
“Città metropolitane e province di secondo grado amministrate e governate in modo sinergico dai sindaci e dagli amministratori potranno essere i luoghi strategici per una o più efficace programmazione e gestione delle policies in ogni territorio. Veicoli e strutture di semplificazione burocratica ed amministrativa avendo come certezza che semplificare si deve e si può, che vanno date subito risposte energiche alla principale emergenza del paese, ossia lo sviluppo e il lavoro.
L’attuazione della legge Delrio definisce il perimetro entro cui bisogna, e i comuni con l’Anci lo faranno e lo chiederanno, far compiere passi concreti e misurabili alle pubbliche amministrazioni per rimuovere nodi cronici ed inaccettabili che da troppo tempo rallentano i processi di sviluppo economico, la capacità di attrarre investimenti, le opportunità di nuovo lavoro.
Un esempio per tutti: canalizziamo sforzi e risorse per far sì che l’ente di secondo grado, sulla base di un ruolo di supporto del comune capoluogo, diventi l’infrastruttura intelligente su cui incardinare la funzione di coordinamento di tutte le procedure burocratiche, finalizzate ad assicurare tempi e risultati certi e rapidi alle istanze di insediamento produttivo e di investimenti economici, attraverso una guida forte e strategica degli organi di governo.
Sviluppo economico e lavoro richiedono condizioni di contesto, dalla promozione dell’efficienza nella gestione dei servizi pubblici locali, alla definizione di politiche fiscali omogenee, dalla facilitazione dell’accesso alle prestazioni di ogni tipo alla massima sinergia fra tutti i soggetti istituzionali e locali presenti nel territorio, per il miglior ed effettivo utilizzo di tutte le risorse: tutti obiettivi che devono diventare l’ossessione di chi avrà l’onore e l’onere di guidare le nuove amministrazioni locali.
È necessario però che questa ossessione diventi contagiosa, perché alcuni ostacoli vanno superati con la massima condivisione. Li elenco rapidamente: il riparto di competenze legislative fra Stato e Regioni va urgentemente rivisto soprattutto nelle materie che investono lo sviluppo economico; la trasformazione del Senato, obiettivo ineludibile per contemperare gli interessi dei livelli di governo e migliorare una produzione normativa che sembra spesso lontana o distratta dai problemi reali di chi amministra; il superamento del Patto di stabilità interno, da tutti definito ottuso, e una reale autonomia fiscale e finanziaria ai comuni. C’è infine un punto che oggi appare il più rilevante: i comuni e chi li governa potranno essere i veri protagonisti di una stagione di grande innovazione istituzionale se governo e Parlamento avranno fiducia in loro. È stata posta una sfida alta e ambiziosa, il sistema dei comuni è il perno della democrazia locale, ora è necessario che i sindaci in primo luogo siano dotati di poteri autonomi, che le amministrazioni siano liberate da vincoli burocratici e limiti normativi soffocanti. Non ci si può chiedere di correre portando sulle spalle un macigno di regole e vincoli anacronistici e subendo continue riduzioni delle risorse indispensabili per garantire i servizi essenziali ai cittadini”.
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