Ambiente: rischio radon nei comuni dell’Alto Lazio

l 19 Dicembre 2011
Modifica zoom
100%

Si moltiplicano le dichiarazioni allarmanti da parte di diverse categorie di esperti sulla situazione ambientale degli enti locali. “Attualmente molti Comuni ricadenti nelle zone vulcaniche dell’Alto Lazio hanno concentrazioni di radon nell’aria piuttosto elevate, maggiori di 400 Bq/mc, valore che determina situazione di rischio. In particolare sono da considerarsi a rischio elevato situazioni in cui tali concentrazioni si registrano in ambienti chiusi quali case, scuole, ambienti di lavoro”. Questo, ad esempio, il commento del presidente dell’ordine dei geologi del Lazio, Roberto Troncarelli, in occasione del ventennale dell’ordine.
“Il radon viene emesso – ha aggiunto – anche da materiali naturali utilizzati per le costruzioni. Ad esempio, nel viterbese, provincia nella quale uno dei materiali più utilizzati e il ‘tufo’, non è infrequente il raggiungimento di concentrazioni anche di 1000 Bq/mc”. Secondo l’ordine dei geologi, Viterbo, Vetralla, Montefiascone, San Quirico di Sorano, Montalto di Castro, parte dell’Alto Lazio e zone dei vulcani Sabatini, Vulsini e di Vico e alcune aree dei Castelli sono le zone del Lazio interessate dal rischio radon, gas di origine naturale che, da studi dell’Organizzazione mondiale della Sanità, rappresenta, dopo il fumo, la seconda causa al mondo di tumore polmonare. Il radon è un gas di origine naturale, incolore, inodore e insapore, prodotto dal decadimento radioattivo dell’uranio e presente nel suolo e nelle rocce. In determinate condizioni può raggiungere concentrazioni elevate e diventare dannoso per la salute, in particolare nei luoghi chiusi, come: case, scuole e ambienti di lavoro. Il Lazio, insieme alla Lombardia, è la regione italiana dove il gas naturale ha la maggiore concentrazione. In atmosfera si disperde rapidamente ma è nei luoghi chiusi che può toccare alte concentrazioni. Il radon penetra negli ambienti chiusi attraverso il suolo. Una volta raggiunto l’edificio, penetra attraverso le fessure dei pavimenti, le giunzioni, i passaggi degli impianti. Ad emettere il gas nocivo sono anche i materiali da costruzione e l’acqua. Le categorie a rischio sono i lavoratori che operano in luoghi sotterranei o seminterrati, bambini e ragazzi che frequentano le scuole con mense, palestre, teatri e altro interrati o seminterrati e infine le casalinghe.

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento