Un pacchetto di nuovi reati. Circostanze aggravanti e termini di prescrizione allungati, ma anche ravvedimento operoso; confisca anche come prevenzione, ma possibilità di estinzione delle contravvenzioni. Sanzioni a carico delle società quando il reato è stato commesso nell’interesse e pene accessorie. Il Senato ha approvato ieri la riforma dei reati ambientali con l’obiettivo di arrivare a un netto salto di qualità nella protezione di salute e beni naturali. Ampio il consenso sul testo (170 sì, 20 no e 21 astenuti). Tanto che le prime reazioni delle forze politiche sono tutte un tripudio alla riforma arrivata finalmente in porto, dopo che il nodo del divieto prima previsto e poi cancellato alla tecnica dell’air gun per le ispezioni in mare aveva provocato un allungamento dei tempi rendendo necessario un nuovo passaggio al Senato.
Se il premier Matteo Renzi si gioca l’ennesimo tweet – «Provvedimenti attesi da decenni diventano leggi. Oggi (ieri, ndr) sui reati ambientali. È proprio #lavoltabuona» – il ministro della Giustizia Andrea Orlando sottolinea come si tratti di una «giornata storica», visto che ora può godere della tutela della legge ciò che prima era affidato solo all’intervento della giurisprudenza. Anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, mette in evidenza come l’approvazione sia arrivata dopo anni di attesa. Esulta anche il mondo dell’associazionismo ambientalista. Legambiente e Libera, ieri in piazza davanti a Montecitorio: «Per noi oggi è una giornata storica: dopo 21 anni gli ecoreati entrano finalmente nel Codice penale: eco-giustizia è fatta. Da ora in poi gli ecomafiosi e gli ecocriminali non la faranno più franca: grazie ad una norma come questa sarà possibile colpire con grande efficacia chi fino ad oggi ha inquinato l’ambiente in cui viviamo contando sull’impunità».
Unica voce dissonante quella dei Verdi, che con il portavoce Angelo Bonelli, mettono nel mirino soprattutto la fisionomia del reato di disastro ambientale che, secondo i Verdi, «potrebbe in realtà portare a una sostanziale impunità per le imprese che inquinano».
Al di là degli slogan, «mai più Eternit» per esempio, la legge inserisce nel Codice penale un nuovo titolo, dedicato ai delitti contro l’ambiente, all’interno del quale sono previsti i nuovi reati di inquinamento ambientale, di disastro ambientale, di traffico e abbandono di materiale radioattivo, di impedimento di controllo e di omessa bonifica. I primi due reati rappresentano i cardini del sistema con sanzioni che, per l’inquinamento, vanno da un minimo di 2 a un massimo di 6 anni, mentre per il disastro la reclusione è compresa in una forbice tra 5 e 15 anni. Specificate meglio anche le condotte rilevanti sul piano penale e i beni oggetto di tutela. Si interviene anche sulla prescrizione allungando i termini di pari passo con l’aggravarsi delle pene.
Sciolto il nodo del ravvedimento operoso, che in una prima e molto discussa versione agiva come causa di non punibilità a favore di chi, pur avendo commesso uno dei due reati, collaborava nella ricostruzione dei fatti e nell’individuazione dei colpevoli, mettendo in sicurezza i luoghi inquinati anche con bonifiche. Ora il ravvedimento resta nelle sue caratteristiche, ma non nelle sue conseguenza, visto che potrà dare luogo, sotto forma di attenuante, a riduzioni della pena da infliggere. Si prevede inoltre la confisca, anche per equivalente, del prodotto o profitto del reato (questo non solo per i delitti ora introdotti ma anche per il reato di traffico illecito di rifiuti già previsto dal Codice dell’ambiente). La confisca è esclusa, invece, nel caso in cui l’imputato abbia efficacemente provveduto alla messa in sicurezza e, ove necessario, all’attività di notifica e di ripristino dello stato dei luoghi. Per il reato di disastro ambientale, per quello di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e per l’ipotesi aggravata di associazione per delinquere è prevista anche la confisca come misura di prevenzione dei valori ingiustificati o sproporzionati rispetto al proprio reddito.
Con la sentenza di condanna o con quella di patteggiamento, il giudice deve anche ordinare il recupero e, se tecnicamente possibile, il ripristino dello stato dei luoghi, mettendo i costi a carico del condannato e delle persone giuridiche obbligate al pagamento delle pene pecuniarie in caso di insolvibilità del primo. Viene prevista anche la pena accessoria della incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per chi commette i delitti di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico ed abbandono di materiale di alta radioattività, impedimento del controllo e traffico illecito di rifiuti.
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