Personalismi e lotte intestine nelle coalizioni di centrodestra e centrosinistra saranno il piatto forte delle elezioni amministrative 2011, in programma per il 15 e il 16 maggio prossimi. Che nel Nord-Est coinvolgeranno 115 comuni (tra cui i comuni di Trieste, Pordenone e Rovigo) e 3 province (ancora Trieste, Treviso e Gorizia). A rendere un inestricabile groviglio il nodo delle candidature, diversi motivi, a partire dal riflesso delle vicende nazionali, complici la scissione dei rappresentanti di Futuro e libertà dal Pdl (a Treviso, per esempio, avanza una coalizione tra Fli, Api e Terzo polo; a Pordenone un rappresentante del Fli potrebbe correre da solo) e i rapporti non sempre facili, nel centrosinistra, tra Pd, Idv e Sel. Ma pesano anche i dubbi, ancora nella sinistra, sullo strumento delle primarie (il non averle fatte, a Rovigo, ha causato non poche polemiche) e, per quanto riguarda Trieste, una complessa partita a scacchi tra fazioni l’una contro l’altra armata nel Pdl. Un fatto certo, comunque c’è già: dopo le elezioni cambieranno i numeri delle nuove amministrazioni. Per effetto dell’accoppiata di Finanziaria e decreto Enti locali del 2010, infatti, i 76 comuni veneti in rinnovo si troveranno a governare, stando ai primi calcoli, con 164 assessori e 260 consiglieri in meno, per un risparmio di 1,3 milioni. «Siamo favorevoli a una diminuzione dei costi della politica – dice il presidente dell’Anci Veneto, Giorgio Dal Negro – che parta dai comuni. Il taglio, però, deve essere fatto anche in regione e a Roma. E, oltre alla politica, deve essere decurtato anche il numero dei dirigenti, i cui costi non sono sostenibili». La provincia di Treviso dovrà fare fronte a un taglio di 8 consiglieri e 3 assessori. «Il comune di Rovigo perderà 8 consiglieri, passando da un massimo di 40 a un massimo di 32 – evidenzia Angelo Montagnolo, presidente del consiglio comunale – e gli assessori non potranno essere più di 9 quando, fino a oggi, potevano arrivare a 12. Mi sorprende che un taglio di questo tipo riguardi solo gli enti locali mentre, a livello nazionale, i numeri rimangono invariati». In Friuli-V.G. il numero dei consiglieri comunali e provinciali resterà immutato grazie alla legge regionale 14/1995, la quale consente di non applicare il comma 184 della Finanziaria statale che riduce del 20% i consiglieri. E la regione autonoma è in controtendenza anche per quanto riguarda le circoscrizioni, i cosiddetti consigli di quartiere che la scure Calderoli fa sopravvivere solo nelle metropoli con più di 250mila abitanti. Con l’approvazione della lr 29/2011, a febbraio il Friuli-V.G. le ha ripristinate, prevedendo 10 componenti nelle circoscrizioni sino a 15mila abitanti, 12 in quelle con popolazione tra i 15.001 e i 30mila abitanti e 20 in quelle con più di 30mila. L’indennità di assessori e consiglieri provinciali e comunali, in base alla finanziaria regionale del 2010, è stata ridotta del 10% e, dalle prossime elezioni in poi – quando tutti i tagli di assessori previsti saranno a regime – la direzione dell’assessorato regionale alle Autonomie locali prevede un risparmio complessivo di 773mila euro all’anno e un taglio di 88 assessori in totale. «Se prima, nelle province – commenta Rodolfo Ziberna, direttore dell’Upi regionale – avevamo 8 assessori pagati 2.100 euro netti al mese; d’ora in avanti, in 5, con la riduzione di indennità si trovano a svolgere mansioni raddoppiate con stipendio ridotto. L’efficienza ne risentirà».
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