È all’Ungheria che spetterà il compito di sostenere e canalizzare lo slancio dell’Unione europea nel primo semestre del 2011. Di fronte alle sfide a breve e a lungo termine, la presidenza ungherese del Consiglio dell’Unione europea potrà contare sul sostegno degli enti regionali e locali europei. “Al di là degli obiettivi di competitività non bisogna perdere di vista gli obiettivi tradizionali della coesione, che privilegiano la solidarietà”: questo il messaggio di Tamás Fellegi, ministro dello Sviluppo nazionale, che illustra qui di seguito le sue priorità per il prossimo semestre.
Mentre l’Europa sta lentamente uscendo dalla crisi economica, l’UE inizia a discutere di riforme politiche in vista dei nuovi dibattiti sul bilancio. L’Ungheria assumerà quindi la presidenza in una fase cruciale per l’Europa, in cui sono in discussione le sue priorità tanto a breve quanto a lungo termine. Quali sono gli obiettivi della presidenza ungherese, data l’importanza fondamentale di queste due tematiche?
Tamás Fellegi: sono indubbiamente i due settori in cui l’Ungheria si dovrà impegnare al massimo.
Anche se la crisi e i suoi effetti stanno – forse – iniziando ad attenuarsi, dal punto di vista dell’attuazione della strategia Europa 2020 il prossimo anno sarà fondamentale. Entro il mese di aprile 2011, infatti, dovranno essere definiti gli obiettivi nazionali collegati alle principali priorità della strategia. Per l’Ungheria vorremmo fissare degli obiettivi che siano al tempo stesso ambiziosi e realistici, e che godano di un ampio sostegno.
L’Ungheria ha sempre sottolineato l’importanza fondamentale della coesione tra le regioni per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020. La politica di coesione è uno strumento che promuove l’aumento della competitività nelle regioni tenendo conto tanto delle esigenze e delle possibilità di sviluppo delle singole regioni quanto degli obiettivi strategici dell’UE. Questa politica potrebbe quindi risultare estremamente efficace per realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020, ma non è certo l’unica. Nel contempo è importante che la politica di coesione non si limiti soltanto all’attuazione degli obiettivi della strategia Europa 2020, poiché la gamma delle sue finalità e dei suoi strumenti è molto più diversificata. Noi consideriamo la politica di coesione come una politica di sviluppo integrata a pieno titolo – oltre agli obiettivi in materia di competitività, infatti, non bisogna dimenticare i tradizionali obiettivi della coesione, incentrati sulla solidarietà. È per questo motivo che, a mio parere, attuare la strategia Europa 2020 in modo diversificato – ossia tenendo presente il livello di sviluppo di ciascuna regione insieme alle diverse situazioni di partenza, esigenze e possibilità – costituisce un’importante questione di principio.
Il semestre di presidenza ungherese ci consentirà, forse, di dare maggiore visibilità a questi aspetti, e di contribuire così alla definizione di una strategia a medio termine che porti anche dei vantaggi agli Stati membri più piccoli.
Il Comitato delle regioni rappresenta gli enti locali e regionali d’Europa. Può fornirci degli esempi di come la presidenza ungherese dell’UE intende collaborare con questi enti?
Sono convinto che il nostro obiettivo comune di un’Unione europea competitiva a livello globale potrà essere realizzato soltanto se riusciremo a superare la notevole disparità nel livello di sviluppo delle regioni. Lo strumento più efficace a tal fine è la politica di coesione, che promuove il rafforzamento della competitività delle regioni tenendo conto delle specifiche esigenze di sviluppo di ognuna di esse. Una delle priorità principali della nostra presidenza sarà quindi rafforzare l’approccio integrato alla politica di coesione, aumentandone la visibilità e il ruolo, e facendo sì che venga maggiormente riconosciuta. Questo impegno coincide con l’obiettivo che si prefiggono le regioni europee, e quindi i programmi strategici della presidenza ungherese dell’UE sono in piena sintonia con l’interesse dei soggetti locali e regionali. Durante la nostra presidenza saranno organizzati diversi importanti forum e convegni sulla politica di sviluppo, per i quali contiamo sull’attiva partecipazione e cooperazione del Comitato delle regioni.
Uno degli insegnamenti più importanti che abbiamo tratto dall’attuazione della strategia di sviluppo dell’UE è la necessità di porre un’enfasi molto maggiore sul coinvolgimento dei soggetti locali e regionali. Le questioni strutturali possono essere affrontate soltanto tramite interventi integrati che tengano conto delle condizioni locali e nel cui ambito le regioni stabiliscano le loro specifiche priorità. Un buon esempio al riguardo è il complesso progetto lanciato per assistere le zone più svantaggiate dell’Ungheria tramite finanziamenti separati, che è ora in corso di attuazione e sembra ottenere buoni risultati. Un altro principio importante, a mio avviso, è quello per cui una politica di sviluppo basata soltanto su interventi isolati non può avere successo. Ogni regione d’Europa deve godere delle stesse opportunità e condividere le stesse responsabilità.
Accanto alle consultazioni sul futuro della politica di coesione, un altro impegno della presidenza consisterà nel rivedere e rinnovare l’analisi dell’intero territorio europeo, intitolata Lo stato e le prospettive del territorio dell’UE, e l’Agenda territoriale, che delinea il futuro dell’Unione. Personalmente attribuisco grande importanza alle questioni che influiscono direttamente sugli interessi dei soggetti locali e regionali, come ad esempio il rafforzamento delle relazioni e della cooperazione transfrontaliera, la difesa del punto di vista specifico delle zone rurali, la considerazione dell’aspetto culturale e tradizionale della diversità territoriale e la promozione di uno sviluppo policentrico. Nell’affrontare questi temi contiamo di avvalerci anche dell’esperienza del Comitato delle regioni.
Con tutte queste sfide da affrontare in un periodo così breve, c’è ancora spazio per altri impegni nell’agenda della presidenza?
La presidenza ungherese dovrà affrontare numerose sfide in materia di politica regionale: le più importanti saranno il dibattito riguardante la Quinta relazione sulla coesione, che sarà pubblicata questo novembre, e la valutazione e revisione dell’Agenda territoriale adottata nel 2007. Inoltre, si prevede che anche l’attuazione della strategia Europa 2020 avrà delle ripercussioni sulla politica di coesione. Si tratta di impegni già di per sé considerevoli, e pertanto non resta un grande margine per affrontare altre sfide. Naturalmente l’Ungheria si terrà in contatto costante con le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e i rappresentanti delle regioni, sia durante i preparativi per la presidenza che nel corso della presidenza stessa, in modo che l’emergere di qualsiasi nuova tematica non ci colga di sorpresa.
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