Acquisizioni in due fasi

Italia Oggi
21 Ottobre 2014
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Per gli interventi in project fi nance i comuni sono obbligati a fare ricorso alle centrali di committenza soltanto per la fase successiva all’individuazione dell’opera di interesse pubblico. È quanto chiarisce l’Anci a commento dei due dpcm, in attesa di pubblicazione, che disciplineranno le modalità di acquisizione di beni e servizi da parte dei comuni non capoluogo di provincia. Questi ultimi dal 1° gennaio 2015 (per beni e servizi) e dal giugno 2015 (per lavori), dovranno procedere o attraverso unioni dei comuni, o con consorzi e avvalendosi degli uffi ci delle province, o ancora ricorrendo a un soggetto aggregatore o alle province. L’Anci analizza con una scheda di sintesi di ciò che potranno fare i comuni in base alle diverse dimensioni demografiche. Fra i diversi chiarimenti forniti, rispetto agli interventi in finanza di progetto, l’Anci chiarisce che per gli interventi di partenariato pubblico-privato tutti i comuni non capoluogo di provincia possono ricevere singolarmente e autonomamente proposte – ad iniziativa privata – per la realizzazione di lavori e gestione di servizi mediante contratti di partenariato pubblico-privato e procedere al loro inserimento negli strumenti di programmazione dell’ente, qualora valutate di pubblico interesse. Dopo tale passaggio, però, la successiva procedura di aggiudicazione dei relativi contratti dovrà, in ogni caso, essere effettuate dalle Centrali uniche di committenza e soggetti aggregatori come indicato per le procedure a iniziativa pubblica.

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