Acqua e rifiuti verso le province

Servizi pubblici – Al via la discussione sul Ddl che modifica la governance ? Parere contrario dei comuni

Il Sole 24 Ore Nord-Ovest
23 Marzo 2011
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Al via la riorganizzazione della governance dei rifiuti e dell’acqua in Piemonte. Il rischio, a detta di molti operatori, è il caos gestionale su due servizi chiave. Da un lato, Ato e consorzi – destinati a chiudere i battenti dalla Finanziaria 2010 – hanno ricevuto una proroga, la seconda, fino al 31 dicembre. Dall’altro, la regione punta a riorganizzare il sistema attraverso il Ddl 129, in discussione in commissione Ambiente, affidando alle province le funzioni di organizzazione e controllo. Proprio la responsabilità della gestione dei servizi acqua e rifiuti è il punto che ha fatto esplodere – in sede di tavolo tecnico presso l’assessorato all’Ambiente di Roberto Ravello – il conflitto tra comuni e province piemontesi. Con l’unione delle province che sostiene il testo e l’Anci che punta i piedi, dichiarando «incondizionata contrarietà» al disegno di legge. A far saltare i sindaci sulla sedia è l’ipotesi di spostare funzioni e competenze in toto in mano alle province: «Qui ci sono in ballo impianti idrici del valore di miliardi, che sono di proprietà dei comuni, i quali non possono essere estromessi dal campo» sottolinea Angelo Mana, referente dell’Anci Piemonte. «Abbiamo chiesto alla regione – sottolinea sull’altro fronte Massimo Nobili, a capo dell’Upp – di andare avanti su questo testo, approfondendo la materia e puntando ad avere una legge che farebbe del Piemonte una delle prime regioni a realizzare una riforma necessaria, per avere un sistema che funzioni bene e che non pesi sulle famiglie». In tutto, sono 38 gli enti intermedi – tra Ato e consorzi – che attualmente gestiscono servizi idrici e rifiuti. Lo schema proposto dal Ddl è la suddivisione del territorio piemontese in otto ambiti territoriali per la gestione dell’acqua (ora gli Ato sono 6), che coincideranno con i confini delle province. Saranno quattro per la gestione dei rifiuti (oggi sono dieci): Torino, Cuneo, Astigiano e Alessandrino, area di Novara, Biella, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola. Le province, dunque, dovrebbero subentrare nella titolarità dei servizi a partire dall’anno prossimo. Secondo il Ddl, il ruolo dei comuni nella gestione di acque e rifiuti sarebbe garantito attraverso le Conferenze d’ambito per l’organizzazione del servizio idrico integrato e per i rifiuti, in cui sono rappresentati tutti i centri, con il compito di esprimere parere obbligatorio e vincolante sull’organizzazione dei servizi. In teoria, cosa facile. In pratica invece assai complessa, visto che, ad esempio, solo in provincia di Torino i comuni sono 315. A quota 360 le amministrazioni da rappresentare nel futuro ambito territoriale di Novara, Verbania, Vercelli e Vco. Per i sindaci, però, questo organismo non è sufficiente. Il modello alternativo che propongono è quello della gestione associata del servizio, attraverso convenzione obbligatoria tra province e comuni, così da garantire una governance condivisa. Le incognite lungo il percorso sono numerose. A cominciare dai tempi e i modi della liquidazione di Ato e consorzi, processo che richiederà una fase di definizione dello stato patrimoniale, delle piante organiche, di definizione dei crediti in essere e degli affidamenti in atto. L’articolo 12, in particolare, prevede – dal primo aprile – la messa in liquidazione degli enti, con i presidenti delle province a fare da commissari liquidatori. Superata l’urgenza vista la proroga decisa in settimana, lo schema relativo al meccanismo di liquidazione, però, potrebbe restare in piedi. «Abbiamo chiesto – spiega Mino Taricco del Pd, vicepresidente della commissione Ambiente – che in fase di discussione nel merito del Ddl che si riveda la parte della legge relativa al periodo transitorio. È impossibile che in tempi brevi le province possano accollarsi il lavoro finora svolto da Ato e consorzi, serve dunque che il passaggio di competenze venga gestito in un periodo congruo, e serve una riflessione attenta sull’allocazione delle competenze nei singoli segmenti di attività per valorizzare il ruolo dei comuni, per esempio nella fase di raccolta rifiuti».

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