di FLAVIA LANDOLFI (dal Sole 24 Ore)
È la storia di una flessione annunciata quella che investe il settore delle costruzioni nell’ultimo anno. Gli allarmi si sono trasformati in realtà con una chiusura del 2024 a -4,2% a valori costanti che proiettata nel 2025 porterà ancora più sott’acqua il settore con una stima di -6,2% degli investimenti. E come da previsione a crollare sotto il peso di un mercato senza più iniezioni massicce di incentivi è stato innanzitutto il settore residenziale privato che sconta le perdite più consistenti con -14,7 per cento. Il settore in generale perde 19 miliardi quasi tutti a carico della manutenzione straordinaria che da sola ne lascia per strada 18,2 a fronte di un mercato delle costruzioni che a valori correnti mette in circolo nel 2024 la bellezza di 292,1 miliardi di euro (nel 2023 aveva sfondato la soglia dei 300 miliardi attestandosi a quota 311). Sono solo alcuni dei numeri raccolti dal Cresme nel XXXVII Rapporto congiunturale presentato a Milano e che il Sole24Ore anticipa nelle tendenze più generali.
La perdita nel 2024 è a quota 19 miliardi di euro che a valori costanti sui parametri 2015 è di -4,2% mentre a valori correnti è ovviamente più alta e si attesta a -6%. Sui 292,1 miliardi di euro correnti che rappresentano il valore della produzione delle costruzioni del 2024 – spiega il Cresme – gli investimenti valgono 233,5 miliardi (-5,1% rispetto al 2023 a valori correnti), dei quali 72,1 miliardi sono le nuove costruzioni (+7,6% a valori correnti rispetto al 2023) e 161,3 miliardi la manutenzione straordinaria (-10,1% a valori correnti rispetto ai 179,6 miliardi del 2023 che a valori costanti diventano -16,9%).
Entrando più in profondità nei numeri del settore, l’edilizia non residenziale privata tra nuovo (15,3 miliardi) e manutenzione straordinaria (28,4 miliardi) rappresenta il 14% del mercato, mentre le opere pubbliche trainate dal PNRR reggono il mercato con +13,7% rispetto al 2023 anno del grande boom: tra edilizia non residenziale e opere del genio civile raggiunge con le nuove infrastrutture (29,1 miliardi) e manutenzione straordinaria (34,5 miliardi) il valore di 63,6 miliardi di euro, quasi il 22% della torta della produzione. Andrà bene anche l’anno prossimo, sebbene anche su questo fronte si assisterà a una frenata: le opere pubbliche secondo le stime chiuderanno a +7,5 per cento.
L’analisi del Cresme allarga lo sguardo poi anche ai cicli economici che hanno caratterizzato il settore delle costruzioni dal lontano 1951 a oggi. Con una novità. «Possiamo pensare che il settimo ciclo edilizio dal secondo dopoguerra, o meglio come lo abbiamo chiamato noi il primo ciclo dell’ambiente costruito avviato nel 2015, interrotto dalla pandemia e rilanciato con numeri fuori scala da incentivi, programmi delle opere prioritarie e strategiche e PNRR – spiega Lorenzo Bellicini, direttore del centro ricerche – abbia toccato il suo picco nel 2023 e imboccato la strada della discesa». D’altra parte il triennio 2021-2023 è stato eccezionale nei numeri, quasi irripetibile con una congiuntura da record e numeri stellari. Ma adesso? «Ora le cose si faranno più difficili a partire dalla partita realizzativa del PNRR, ma soprattutto della progettazione del futuro per un settore che dovrebbe rivoluzionarsi ponendosi alla testa del progetto di innovazione».
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 4 dicembre 2024 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)
Edilizia, investimenti a -4,2%: il mercato perde 19 miliardi
Rapporto Cresme: il settore è entrato in una fase discendente. Residenziale privato a -14,7%, reggono le opere pubbliche con +13,7% grazie al PNRR
Il Sole 24 Ore
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento