In 15 secondi, il chatbot ha restituito il testo completo di una proposta di legge per la quale, seguendo le modalità tradizionali, ci sarebbero voluti alcuni giorni di lavoro (almeno tre).
Rosario ha chiarito che, inizialmente, ha scelto di non rivelare l’origine della proposta a causa del diffuso scetticismo riguardante l’uso di sistemi di IA. “Se lo avessi rivelato in anticipo, la proposta non sarebbe stata nemmeno considerata per la votazione”, così si è giustificato il politico. Solo dopo che la legge è stata approvata e pubblicata, il 23 novembre 2023, Rosario ha raccontato l’iter di formazione del provvedimento. Come prevedibile, non tutti i colleghi l’hanno presa bene.
Quello brasiliano non è l’unico esempio di legislatore che ha provato a sperimentare l’uso di sistemi di intelligenza artificiale generativa. In USA, Barry Finegold, un senatore del Massachusetts, ha utilizzato un chatbot per redigere una proposta di legge che regolamenta i modelli di intelligenza artificiale generativa e anche in Costa Rica ChatGPT è stato utilizzato per la redazione di una proposta di legge sulla regolamentazione dell’IA (ma non sarà in conflitto d’interessi?). In Messico, la senatrice Indira Kempis ha presentato un’iniziativa di riforma dedicata al benessere degli animali e all’ambiente formulata con l’aiuto di ChatGPT. Si tratta solo di alcuni dei casi che sono stati resi noti.
Chatbot e redazione delle leggi: una connessione da indagare
Si è trattato, finora, per lo più di esperimenti, provocazioni, utili per capire le potenzialità, ma anche per evidenziare le criticità legate all’uso dei sistemi di IA in un ambito così cruciale per le nostre democrazie e per i nostri ordinamenti giuridici. Ad esempio, nella legge di Porto Alegre è previsto che il termine entro cui l’amministrazione deve provvedere alla sostituzione dei contatori dell’acqua rubati è di 30 giorni. Perché proprio 30? Non si tratta del frutto di un approfondimento tecnico condotto con gli uffici e quindi il termine – letteralmente “inventato” dal chatbot – potrebbe rivelarsi inadeguato o esporre l’amministrazione a contestazioni e contenzioso. Inoltre, la norma prevede che la sostituzione del contatore non debba avvenire gratuitamente in caso di negligenza dell’utente se questi non ha adottato misure di “sicurezza adeguate”. Ma quali sono “misure di sicurezza adeguate”? Non ci sono lavori preparatori o discussioni che consentano di comprendere quale fosse la “volontà del legislatore” nello scrivere quella specifica norma (nel nostro ordinamento, come sanno i giuristi, l’art. 12 delle preleggi fa espresso riferimento all’intenzione del legislatore come criterio interpretativo). Ma ChatGPT non ha nessuna “intenzione” propria, avendo risposto solo ad un prompt dell’utente, peraltro molto stringato.
Insomma, l’IA può scrivere le leggi? Guzyal Hill, una docente universitaria australiana della Charles Darwin University, ha risposto a questa domanda in un interessante saggio pubblicato nelle scorse settimane la cui conclusione è “No”, o meglio “non ancora”.
Tuttavia, nello specifico contesto del lavoro parlamentare, l’IA offre opportunità senza precedenti per migliorare l’efficacia e l’efficienza delle attività. Ad esempio, già da ora, i sistemi di IA possono essere utilizzati per analizzare grandi quantità di documenti e identificare informazioni utili per il lavoro legislativo. Allo stesso modo, l’IA può consentire ai parlamentari di formulare proposte basate su evidenze e dati.
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IA: l’indagine conoscitiva della Camera
Opportunità e rischi dell’uso dei sistemi di IA, specialmente generativa, a supporto del lavoro parlamentare sono stati approfonditi nel corso di un’indagine conoscitiva, la prima al mondo, condotta dalla Camera dei deputati italiana (e alla quale ho avuto il privilegio e l’onore di contribuire come esperto).
I risultati dell’indagine svolta dal Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione della Camera dei deputati tra aprile 2023 e gennaio 2024 – attraverso un ciclo di audizioni e una missione negli USA – sono stati raccolti in un report che è stato presentato nei giorni scorsi a Montecitorio alla presenza del Presidente e del Vice Presidente della Camera (Lorenzo Fontana e Anna Ascani) e di alcuni dei 13 esperti che sono stati auditi (Paolo Benanti, Rita Cucchiara, Gianluca Misuraca).
L’indagine ha avuto l’obiettivo di approfondire, oltre alle possibili applicazioni a supporto del lavoro parlamentare, lo stato dell’arte dell’evoluzione dell’IA, le sue potenzialità e le sfide etiche e giuridiche che queste pongono per le libertà delle persone e la stabilità delle democrazie (dalle criticità per la protezione dei dati personali alle violazioni del copyright, dalle allucinazioni al rischio di manipolazioni).
In questo contesto, la Camera dei deputati vuole assumere un ruolo guida, sia per l’attenzione dedicata a questi temi sia per la definizione di un processo pienamente consapevole e ponderato di integrazione delle nuove soluzioni di intelligenza artificiale a supporto del lavoro parlamentare, ai diversi livelli, in un percorso volto a migliorare l’efficacia dell’attività legislativa e la conoscibilità dell’attività svolta dall’Istituzione, a beneficio dei cittadini che vogliano attingere informazioni in modo sempre più completo ed accessibile.
A tal proposito, la Camera ha ipotizzato un percorso che gradualmente, e solo dopo un’adeguata sperimentazione e valutazione dei risultati ottenuti, integri gli strumenti di intelligenza artificiale di nuova generazione – essi stessi oggetto di un’evoluzione rapidissima – nei processi di lavoro parlamentare a supporto dell’attività dei diversi soggetti, per potenziarne l’efficacia.
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Il percorso in tre tappe
La prima tappa consiste nell’integrazione degli strumenti di IA nei processi di lavoro interni di predisposizione della documentazione parlamentare per l’istruttoria legislativa e per la verifica delle politiche pubbliche (es. i dossier).
Il secondo passaggio è quello di un impiego di tali strumenti a supporto del lavoro dei singoli parlamentari, consentendo loro di esercitare più efficacemente le proprie attività, ad esempio, mediante sistemi da utilizzare nell’ambito della predisposizione di un’iniziativa legislativa o di uno strumento di indirizzo o di controllo sul Governo.
L’ultima tappa consiste nella definizione di uno strumento a disposizione del pubblico attraverso il quale i cittadini, attingendo alle risorse parlamentari, possano ricercare e approfondire – semplicemente e con linguaggio naturale – i temi di loro maggiore interesse e l’attività dei singoli parlamentari su specifici temi in modo più rapido ed intuitivo.
Naturalmente, vista la rilevanza costituzionale e democratica del lavoro parlamentare, i rischi associati all’uso dei sistemi di IA devono essere riconosciuti, gestiti e mitigati.
Per questo motivo, a conclusione dell’indagine conoscitiva, la Camera ha formulato alcuni princìpi che ritiene debbano essere rispettati da tutte le iniziative legate all’implementazione dell’IA nel lavoro parlamentare.
– Trasparenza
– Integrità informativa
– Responsabilità umana (accountability)
– Formazione, competenze e consapevolezza
– Partecipazione pubblica
– Sicurezza e robustezza
– Beneficio pubblico (interesse pubblico)
– Prevenzione delle interferenze
Il rispetto di questi princìpi – unitamente a quello delle normative nazionali ed europee – si pone come garanzia della trasparenza, regolarità, indipendenza e affidabilità del lavoro parlamentare, oltre che dei diritti dei cittadini e, quindi, del corretto funzionamento delle istituzioni democratiche.
Il presupposto è che le IA siano solo strumenti che non sostituiranno mai le donne e gli uomini coinvolti nel processo legislativo (parlamentari o funzionari), ma che, nei prossimi anni, potranno rendere più efficace il loro lavoro e le norme approvate.
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