Se la sostenibilità sembra essere diventata negli ultimi anni una delle priorità per imprese e investitori, anche sulla spinta di una regolamentazione sempre più pressante, viene da chiedersi a che punto sono le amministrazioni pubbliche e le aziende, dai cui acquisti dipende circa il 20% del Pil del nostro Paese. Le aziende di Stato che operano con logiche di business stanno seguendo politiche simili a quelle del mercato. Un esempio è Rfi che ha introdotto un sistema di rating per i suoi fornitori, utilizzando una piattaforma di monitoraggio esterna che analizza le performance relative ad ambiente, organizzazione del lavoro e diritti umani, etica, acquisti sostenibili. Il rating è utilizzato come requisito premiale con un peso fino al 10% dell’offerta tecnica.
La neocostituita Società infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, responsabile della realizzazione di oltre 3 miliardi di investimenti per i Giochi Olimpici, si è dotata di un piano di sostenibilità per alzare l’asticella che i suoi cantieri dovranno superare, con riferimento alla dimensione ambientale, alla sicurezza e alla trasparenza, con un sistema che dialoga in tempo reale con le principali istituzioni deputate ai controlli. Molte di queste società e dei concessionari di infrastrutture, come Aspi, hanno introdotto certificazioni sofisticate per i loro progetti, per esempio Envision che guarda alla sostenibilità, incluso l’impatto sulle comunità locali, in modo olistico. Ports of Genoa ha avviato un percorso articolato che è stato premiato con l’Oscar di Sostenibilità dell’associazione Ferpi.
Spostando lo sguardo su altre PA, come Enti locali e aziende sanitarie, il tema della sostenibilità non rappresenta una delle priorità strategiche, seppure le policy macro non manchino. Vuoi per le scarse competenze manageriali, per la scarsa collaborazione con il mercato, per i bilanci sempre risicati, sta di fatto che mancano strategie e azioni sistemiche. Sono aziende che si occupano di trasporto pubblico, gestiscono ospedali, scuole e asili, acquistano pasti, medicine e device, costruiscono infrastrutture. Se il loro procurement fosse in grado di meglio interiorizzare efficienza energetica, circolarità, riuso dei dispositivi, minori consumi di acqua, più innovazione digitale non solo ci sarebbe un impatto diretto sui servizi pubblici, ma anche indiretto grazie a una domanda più sofisticata che nel medio periodo costringerebbe i fornitori a investimenti più massicci sulla sostenibilità dei loro prodotti e servizi. Nel Regno Unito, il National Healthcare Service ha approvato nel 2020 un piano ambizioso per raggiungere la net zero entro il 2045. In Italia con lo strumento del partenariato pubblico privato (Ppp) sono state presentate moltissime proposte a iniziativa privata alle aziende sanitarie, il cui patrimonio è molto vetusto (circa il 57% costruito prima del 1979 e l’89% prima del 1990, fonte dati Oasi Bocconi), per interventi di efficientamento energetico. Tuttavia, da analisi empiriche condotte da Invest in It di Sda Bocconi risulta che molte di queste non sono state neppure valutate.
Sicuramente un grande lavoro deve essere fatto da parte del mercato per rafforzare la qualità delle proposte, ma anche il pubblico dovrebbe guardare al Ppp come lo strumento di riferimento per accelerare questi investimenti. Da altre analisi condotte dall’Osservatorio Masan di Sda Bocconi Cergas sul procurement sanitario, risulta che le gare per beni e servizi sono molto tradizionali, a eccezione dell’utilizzo dei Cam (criteri ambientali minimi) quando previsti, come per esempio sul servizio di lavanderia o di qualche tentativo di premiare la parità di genere dei fornitori, peraltro oggetto di ricorso. Perché non dobbiamo dimenticare che la sostenibilità crea barriere all’ingresso e quindi deve essere un percorso da intraprendere a step incrementali. Cogliendo l’opportunità del nuovo Codice Contratti (art. 57, art. 185), è prioritario un cambio di rotta, che vada oltre i criteri premiali della sostenibilità d’impresa dei fornitori o al de minimis definito dalle norme e guardi sempre di più al contenuto di ciò che si acquista per rendere le infrastrutture e i servizi pubblici davvero più sostenibili e in grado di dare un forte segnale al mercato per il conseguimento dei Sustainable development goals. D’altra parte il primo investitore di lungo termine dovrebbe essere proprio la PA.
* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 23 giugno 2023.
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