La norma all’esame del Governo garantirebbe l’esercizio del diritto allo smart working a lavoratori fragili e con figli under 14 anni, salvo che le mansioni che svolgono non siano del tutto incompatibili con il ricorso al lavoro agile. “Nel frattempo – osserva Il Sole 24 Ore – molte imprese hanno raggiunto accordi aziendali con i sindacati per disciplinare il ricorso allo smart working, prevedendo generalmente 2 o 3 giorni di lavoro da remoto, alternati con giornate in presenza.
Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano in Italia quest’anno si contano 3 milioni e 570mila smart workers, le previsioni sono di una leggera crescita nel 2023 per raggiungere quota 3 milioni e 630mila. Un report dell’Istituto per l’analisi delle politiche pubbliche con oltre 15mila interviste ad occupati e a 5mila unità locali/imprese del privato extra agricolo ha inoltre fotografato opportunità e nodi critici, sfatando alcuni luoghi comuni: per il 66% dei datori di lavoro intervistati il lavoro agile incrementa la produttività e consente il risparmio dei costi di gestione degli spazi fisici, in particolare per le piccole imprese. Per il 72% dei datori di lavoro lo smart working aumenta il benessere organizzativo e migliora l’equilibrio vita-lavoro dei dipendenti.
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