Come illustrato da Alberto Scheda sul Sole 24 Ore, la relazione mette in evidenza anche un altro elemento, ovvero quelle che sono le principali criticità incontrate dagli enti pubblici nell’utilizzare secondo le corrette modalità le risorse derivanti dal Recovery Plan. La deliberazione in questione si riallaccia ai nuovi criteri di analisi della spesa individuati dalla Corte dei conti Sezione dell’Autonomie con le delibere nn. 20/SEZAUT/2019/INPR e 14/SEZAUT/2021/FRG.
Un quadro diversificato
Quello che viene restituito dall’indagine svolta dalla Corte dei conti dell’Emilia-Romagna è un quadro estremamente diversificato. Vi sono Comuni, in particolar modo tra quelli con meno di 3mila abitanti, che non hanno ancora preso parte nemmeno ad uno dei bandi rientranti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Altri piccoli Comuni risultano essere invece destinatari di risorse fino al 152 per cento della spesa corrente: una proporzione, sottolinea Scheda sul Sole 24 Ore, davvero rilevante che potrebbe generare forti tensioni di cassa.
Un altro dato significativo è che in molti casi le risorse stanziate nell’ambito del PNRR andranno a coprire solamente una parte degli interventi programmati: la parte rimanente dovrà invece essere corrisposta dall’ente stesso.
Non è un caso che la Corte ricordi che “l’ente è chiamato a verificare che ove si realizzi nuova spesa corrente indotta, essa sia effettivamente assorbibile dal bilancio: in particolare, laddove vi sia un importante apporto di risorse proprie è necessario premurarsi che tali risorse siano concretamente disponibili, anche in termini di cassa, già al momento dell’impegno della spesa onde evitare problematiche attinenti all’effettivo, successivo, soddisfacimento delle obbligazioni sottostanti”.
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