Cliccando sul link il virus è entrato nella rete: un cryptolocker, ovvero che determina il criptaggio di tutti i documenti presenti sul server. Obiettivo degli hacker, infatti, non era impadronirsi di dati sensibili, ma compromettere i files e poi farsi pagare per ripristinarli.
Spiega il responsabile del settore, Alessandro Ghione: «Si è introdotto da un pc di un dipendente in smartworking, quindi meno attrezzato contro tale intrusioni. Il nostro sistema di sicurezza, però, ha limitato il danno, isolando dalla rete i pc infetti. Ciò ha permesso di circoscrivere il danno al 20 % dei files presenti sul server…
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento