È legittima la richiesta di accesso del consigliere comunale, rivolta al gestore concessionario del servizio di pubbliche affissioni, finalizzata ad ottenere copia del bollettino di pagamento (o del bonifico) della tassa prevista per l’affissione, dinanzi ad un manifesto ritenuto lesivo della propria reputazione: è quanto affermato dal TAR Campania, Napoli, Sez. VI, nella sentenza 25 marzo 2021, n. 2020.
Nel caso specifico, il consigliere comunale aveva agito sia nella sua qualità pubblica sia quale parte ritenuta offesa dal contenuto del manifesto, chiedendo altresì se il manifesto, privo di firma, fosse stato affisso abusivamente e nel qual caso chiedeva di conoscere le ragioni della mancata defissione.
Secondo i giudici, in relazione alla posizione differenziata e qualificata di parte ricorrente rispetto alla documentazione richiesta, sussistono sia i presupposti speciali ex art. 43 del TUEL(decreto legislativo n. 267/2000) in ragione del nesso sussistente tra la carica rivestita ed il sotteso bisogno conoscitivo ai fini del pieno esercizio del munus pubblico, sia i presupposti normativamente definiti dagli artt. 22 e ss. l. 241/1990, con particolare riferimento alla presenza di un interesse concreto, diretto ed attuale collegato al tipo di documento richiesto in funzione della rappresentata esigenza di conoscere i titoli amministrativo-contabili dai quali risalire ai possibili autori delle condotte lesive della sua reputazione e nella disponibilità della concessionaria del servizio di gestione e riscossione dei diritti per le pubbliche affissioni.
Del resto, l’accesso deve essere considerato non solo ed esclusivamente come un istituto capace di permettere la conoscenza dei documenti amministrativi in via strumentale alla partecipazione procedimentale o alla difesa in giudizio, ma anche come idoneo ad ottenere la conoscenza di atti del procedimento amministrativo ogni qualvolta venga allegata la sussistenza di un interesse alla tutela di situazioni giuridicamente rilevanti, la cui nozione è più ampia ed estesa rispetto a quella dell’interesse all’impugnazione, potendo avere ad oggetto atti idonei a dispiegare effetti diretti o indiretti nei confronti dell’istante indipendentemente dalla sussistenza o meno di una loro lesività.
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