Come si legge in sede di premessa al quaderno “l’Italia è impegnata a superare gli ultimi tornanti prima di raggiungere l’impervio valico oltre il quale si apre (o, almeno, si dovrebbe aprire) la vallata fiorita con i colori dell’arcobaleno, la vallata del Recovery Fund, ovvero, per dirla con la lingua di Dante, del “Fondo europeo di recupero”, indispensabile per superare le avversità conseguenti alla pandemia.
Il Fondo, strettamente connesso al budget comunitario, è finanziato anche attraverso l’emissione di bond, rappresentando un’ambiziosa risposta all’emergenza sanitaria.
Il Fondo, infatti, si pone l’obiettivo strategico di risolvere la crisi economica pandemica attraverso un programma di sviluppo strutturale con particolare riferimento alla green economy, alle infrastrutture, all’integrazione delle reti informatiche. (…) Risulta ora necessario entrare (in una fase) successiva, nella quale il Fund dovrà declinarsi in progetti concreti, certi nella tempistica, con sviluppo attraverso procedure prioritariamente volte alla ottimizzazione della efficacia e dell’efficienza dell’azione amministrativa di gestione.
Il Fund, infatti, collega la filosofia economica del reperimento delle risorse attraverso politiche di “indebitamento utile” all’obiettivo di raggiungere concretamente e individualmente i cittadini, incrementando il loro benessere in termini qualitativi e quantitativi.
È dunque urgente procedere dalla “poesia della ideazione del progetto” alla “prosa” della definizione dei programmi di gestione, alla chiara specificazione delle procedure, alla previsione degli indicatori e dei parametri di coerenza.
Questo passaggio, necessariamente imminente, costituisce uno snodo essenziale, nel quale la strategia valoriale andrà a confrontarsi (talora con rischi di collisione) con i vincoli delle capacità operative e gestionali delle strutture preposte alla materializzazione del “sogno” e delle sue aspettative”.
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