La scorsa settimana l’Assemblea del Senato ha approvato il ddl n. 2208, in materia di segnalazioni di reati o irregolarità nel lavoro pubblico o privato (cosiddetto “whistleblowing”), apportando modifiche al provvedimento approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati il 21 gennaio 2016, (proposta di legge numero 3365), testo che era stato oggetto di apposito commento (si veda l’articolo L’ANAC ribadisce l’importanza della tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti nei piani anticorruzione).
Il provvedimento, pertanto, deve tornare nuovamente all’esame dell’aula di Montecitorio. In questo articolo si analizzeranno le principali modifiche introdotte al testo approvato dal Senato.
Si ricorda che la proposta di legge prevede una serie di garanzie, per tutelare il dipendente che segnala reati o irregolarità di cui sia venuto a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico. In primo luogo, si prevede che il dipendente non possa essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito, o sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro determinata dalla segnalazione. Quale ulteriore forma di tutela è previsto che l’identità del segnalante non possa essere rivelata.
Il whistleblower si fa carico di un interesse pubblico-collettivo e non del proprio-individuale
Nel precedente articolo è stata illustrata l’importanza nelle politiche anticorruzione del whistleblowing ed era stata illustrata la proposta di legge approvata in prima lettura dalla Camera. In quella sede avevamo ricordato come l’origine del termine “whistleblower” sia certamente significativa, designandosi con esso il bobbies inglese che soffia nel proprio fischietto per richiamare l’attenzione e fare fuggire i malintenzionati. Letteralmente, dunque, il “whistleblower” è il soffiatore nel fischietto, e cioè colui il quale “spiffera” al proprio “capo” i comportamenti illeciti dei propri colleghi. È, in estrema sintesi, colui che ha il coraggio di denunciare atti corruttivi o irregolarità, chiedendo di mantenere segreta la propria identità al fine di evitare successive ritorsioni o emarginazioni.
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