Innovazione ed Enti locali: il Piano AgID e le sue ricadute sui Piccoli Comuni

Amministrazione digitale: le problematiche di adeguamento che si trovano ad affrontare i Piccoli Comuni tra oneri e obblighi

6 Settembre 2017
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Mediante comunicato del 5 settembre 2017 l’ANCI Lombardia mette in evidenza il tema delle ricadute sui Piccoli Comuni del Piano triennale varato di recente dall’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale). Sono oltre 10 milioni gli italiani che abitano in piccoli o piccolissimi Comuni, realtà territoriali che rischiano di essere per lo più tagliate fuori dal processo di innovazione previsto dal Piano triennale varato di recente dall’AgID. È quanto sottolinea in un interessante articolo, Giovanni Vetritto, Dirigente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento degli Affari regionali e delle Autonomie.

Trasformazione digitale: le difficoltà per i Piccoli Comuni

“Il piano” scrive Vetritto, “evidenzia uno sforzo significativo ma anche una qualche genericità nell’approccio. Il problema è noto. Quando si parla di “Amministrazione digitale” si fa riferimento a un concetto generico, che tiene insieme Ministeri giganteschi e dotati di strutture di gestione della tecnologia potenti (e in qualche caso perfino pletoriche) e Comuni di 46 abitanti  dotati come organico stabile di una brava signora che stampa i certificati e di un manutentore, integrati da un segretario comunale, un geometra e un ragioniere, ognuno a scavalco con altri enti consimili e dunque presenti per poche ore a settimana. Che quest’ultima tipologia di enti possa assumere oneri, obblighi e funzioni analoghe a quelli del Ministero dell’esempio è cosa ben difficile da immaginare”. La conseguenza, sottolinea Vetritto, sarebbe quello di tagliare fuori dal processo di innovazione poco meno di 1 italiano su 5.

I rimedi

Che fare, dunque? Come poter consentire a queste realtà territoriali di restare ancorate al Piano triennale? Vetritto individua alcune scelte operative da integrare nel Piano, fra cui “mettere a disposizione dei Comuni e delle Province, a sportello e non a bando, le risorse finanziarie indispensabili a integrare i verticali con i sistemi gestionali di cui già dispongono… Attivare dei potenziatori del sistema, siano essi aggregazioni e consorzi tra Comuni che già condividono le soluzioni tecnologiche, siano Province che nel deployment dei servizi tecnologici ai Comuni dei propri territori assumono una delle loro nuove funzioni postreferendarie”.
Queste e altre condizioni possono portare a risultati positivi. “Altrimenti” avverte Vetritto “si amplierà il divario tra coloro che avranno la capacità e le condizioni obiettive per approfittarne e gli altri, confinati in un Ottocento amministrativo non più tollerabile”.

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