Prima di poter iniziare qualsiasi lavoro di scavo, dal 22 agosto scorso le imprese edili devono dare un preavviso di almeno 15 giorni al Comune dove è ubicato il cantiere e all’Arpav. Indipendentemente dalle dimensioni del singolo scavo. Insomma, che un’edile stia lavorando su una grande opera o alla realizzazione di un semplice muretto di recinzione gli adempimenti sono gli stessi.
Edilizia: un’altra occasione persa
Michele Furlan, Presidente del Comparto Casa della CGIA, afferma: “Si tratta dell’ennesima occasione persa da parte del Ministero. Un decreto che aveva lo scopo di semplificare e rendere meno onerosi gli adempimenti burocratici per il riutilizzo delle terre e rocce da scavo andrà a sortire l’effetto opposto: più burocrazia e maggior costi per le imprese edili. È paradossale inoltre dover dare un preavviso di 15 giorni, quando molti lavori, soprattutto quelli riguardanti i piccoli cantieri, hanno tempistiche molto più ristrette richieste dalla committenza. Il rischio di questa novità è quello di favorire fenomeni di abusivismo – conclude il Presidente Furlan – alla faccia di tutte quelle aziende che operano nella legalità e che hanno tenuto duro in questi anni”.
Costi aggiuntivi e burocrazia
Continua ancora la CGIA: oltre al preavviso al Comune e all’Arpav saranno inevitabili i costi aggiuntivi per preparare la documentazione e soprattutto per le analisi da effettuare sui terreni al fine di poter riutilizzare gli stessi come sottoprodotto e non come rifiuto. In caso di controlli, inoltre, le imprese edili dovranno pagare le analisi dell’Arpav anche nel caso queste ultime avranno esito negativo.
La CGIA da ultimo, analizza i dati, non certo confortanti, del settore dell’edilizia in provincia di Venezia: negli ultimi otto anni si sono perse il 15,5% delle imprese passando dalle 12.401 del 2009 alle attuali 10.483.
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