Bilancio: il rinvio al 30 settembre
Si tratta del terzo rinvio concretizzatosi quest’anno, nient’altro che la spia lampeggiante ed evidente di un problema più generalizzato: nonostante l’ultima tranche di aiuti portata dalla legge di conversione del decreto con la “Manovrina 2017”, i conti delle Province continuano a non tornare, e nemmeno quelli delle Città metropolitane riescono sempre a trovare la quadra.
Sul piano operativo la proroga non era davvero indispensabile. Un problema di coordinamento normativo, mai sanato, di fatto evita agli Enti di area vasta le sanzioni, con la procedura che porta al commissariamento, previste per i Comuni che non approvano in tempo i bilanci. Lo slittamento dei termini offre tuttavia tempo prezioso alla trattativa politica sui conti.
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Il nodo delle Province
Il nodo principale in materia circonda le Province, le quali, dopo la legge di conversione del decreto concernente la Manovrina 2017, hanno aggiornato i calcoli fissando a 471,5 milioni di euro il proprio sbilancio. Il “buco”, va detto, ha una certificazione autorevole, perché misura la distanza fra le entrate disponibili e la «spesa efficiente» per le funzioni fondamentali rimaste in capo agli enti di area vasta calcolata dalla Sose, cioè la società del ministero dell’Economia che elabora i “fabbisogni standard” degli Enti locali. Risulta tuttavia un dato di fatto che i tagli previsti inizialmente dalla riforma siano stati progressivamente smentiti dai fatti, e nonostante siano stati ormai ridotti di due terzi la condizione di strade e scuole continua a denunciare lo stallo.
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