Unioni e fusioni di Comuni: la proposta ANCI
“La proposta dell’ANCI – riepiloga Decaro – viene da lontano e sostiene una riforma di sistema. Se accolta eliminerebbe definitivamente i limiti demografici minimi imposti per la costituzione delle gestioni associate, gli obblighi delle 10 funzioni che hanno di fatto inibito l’associazionismo a 7 anni dalla previsione del regime obbligatorio, e rimetterebbe così ai Comuni, di qualsiasi dimensione demografica, l’individuazione degli ambiti omogenei, caratterizzati innanzitutto da una contiguità territoriale. Entro tali ambiti i Comuni potrebbero decidere come costituire unioni, fusioni e convenzioni. L’obiettivo chiaro e dichiarato è quello di rafforzare la governance e garantire servizi migliori al cittadino, nel rispetto dell’autonomia degli Enti. Un obiettivo che dovrebbe essere comune ad ANCI e ANPCI, senza strumentalizzazioni che al contrario rallentano il raggiungimento di una soluzione in realtà, e nonostante l’inammissibilità opposta ad alcuni nostri emendamenti, a portata di mano”.
Le semplificazioni necessarie
Riguardo a un altro aspetto sollevato da Biglio (ANPCI), cioè i numerosi adempimenti che gravano anche sui piccoli Comuni e sulle loro più esili strutture organizzative, Decaro rivendica il ruolo di ANCI rispetto a una serie di semplificazioni. “Si pensi – sostiene il rappresentante dei sindaci – alla deroga delle Centrali uniche di committenza per importi inferiori ai 40 mila euro, o al superamento del regime sanzionatorio, a partire dal 2017, per la mancata trasmissione di alcuni dati all’Istat. Per quanto riguarda le sanzioni in corso e relative al 2015, tra l’altro, l’Anci ha presentato anche uno specifico emendamento al fine almeno di derogare i termini e sospendere la sanzione rispetto a quanto previsto per legge”.
Consulta anche l’articolo di approfondimento intitolato Le Unioni di Comuni non possono chiedere pareri alla Corte dei conti, a cura del nostro esperto Enzo Cuzzola.
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