Chiusura uffici postali nelle frazioni: il Consiglio di Stato attribuisce la ragione ai Comuni

Consiglio di Stato, sentenza 10 maggio 2017, n. 2140: annullati i provvedimenti di chiusura degli uffici

16 Maggio 2017
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Assume ampio rilievo la recente sentenza del Consiglio di Stato, Sez. VI, 10 maggio 2017, n. 2140. I giudici amministrativi accolto l’appello proposto da otto Comuni dell’Emilia-Romagna: le amministrazioni di Civitella di Romagna, Meldola, Predappio (FC) Alto Reno Terme, Camugnano, Imola (BO) Frassinoro (MO) e Montefiore Conca (RN)  avevano impugnato la sentenza del TAR Emilia-Romagna n. 600/2016, che respingeva i ricorsi che gli stessi Comuni avevano presentato contro i provvedimenti di chiusura o di riduzione degli orari di apertura adottati da Poste Italiane per uffici postali situati nei loro territori.

Nelle motivazioni espresse dal Consiglio di Stato si legge che il servizio postale universale deve essere garantito, l’equilibrio economico non può essere elevato a parametro esclusivo per decidere la chiusura o la variazione d’orario d’apertura degli uffici postali, il confronto preliminare con gli Enti Locali interessati dalle proposte di razionalizzazione della rete degli uffici postali non solo deve essere effettivo, ma anche considerato come obbligatorio da parte di Poste Italiane. L’istruttoria per la razionalizzazione degli uffici postali deve essere puntuale e adeguata e deve includere un esame accurato delle specifiche condizioni territoriali e demografiche del contesto nel quale gli uffici operano.
Il Consiglio di Stato annulla dunque quei provvedimenti di Poste Italiane risalenti al 2015.

La salvaguardia del servizio pubblico come bene sociale

“Sono soddisfatto come Sindaco di Imola per l’annullamento del provvedimento di chiusura dell’ufficio postale di Sasso Morelli e come Presidente di ANCI Emilia-Romagna perché l’associazione regionale ha sostenuto i Comuni in questa azione giudiziaria” afferma Daniele Manca, primo cittadino del Comune di Imola. “La sentenza del Consiglio di Stato è molto importante perché motiva, in modo articolato ed approfondito, l’annullamento dei provvedimenti di Poste Italiane mettendo al centro due concetti correlati tra loro: la salvaguardia del servizio pubblico come bene sociale, e la gestione efficiente del servizio postale con l’intesa e la cooperazione obbligatoria con gli Enti Locali interessati. Sono concetti su cui l’ANCI aveva insistito molto nei confronti avuti con Poste Italiane e il Governo e nelle discussioni svolte nei tavoli regionali”.

Necessario un confronto sulle proposte di razionalizzazione

“Avevamo già avuto ragione anche in sede TAR Emilia-Romagna su alcuni ricorsi nel parmense. La sentenza del Consiglio di Stato definisce un quadro giuridico chiaro che rafforza quella ragione” commenta Fabio Fecci, Sindaco di Noceto e vice Presidente Vicario di ANCI Emilia-Romagna, capodelegazione nel tavolo regionale con Poste Italiane e Regione. “I Comuni sono pronti ad applicare la sentenza del Consiglio di Stato; sono pronti a discutere puntualmente con Poste e la Regione le proposte di razionalizzazione, a definire indicatori di lettura delle situazioni territoriali più veritieri rispetto a quelli usati da Poste, a confrontarsi sulle soluzioni per garantire il servizio universale corrispondente nel quadro delle disposizioni comunitarie. È rilevante e significativo che il Consiglio di Stato consideri il servizio postale come un servizio fondamentale per la coesione sociale e per l’esercizio dei diritti di cittadinanza e che la sua gestione economica non possa prescindere da questa considerazione”.

>> CONSULTA LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO, SEZ. VI, 10 MAGGIO 2017, n. 2140.

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