Necessarie misure eque
La clausola fa parte dell’accordo tra governo e sindacati del 30 novembre scorso. Si rilancia in questo modo la trattativa avviata tre anni fa, spiega Michele Gentile, coordinatore del dipartimento Settori Pubblici della Cgil, al quotidiano Repubblica: “Il negoziato era partito all’ARAN nel 2014: in assenza di rinnovo contrattuale, il tentativo era quello di raggiungere almeno un accordo quadro su una sorta di pacchetto sociale: permessi per malattie, per visite mediche, permessi orari, dal momento che la legge Brunetta imponeva un permesso dell’intera giornata anche se serviva solo un’ora. In quel momento non si è arrivati a nulla, all’ARAN sarebbe servito un mandato più chiaro. E quindi il problema è rimasto, anche perché negli ultimi anni diverse sentenze del TAR hanno annullato alcune circolari che disponevano che i dipendenti pubblici per fare esami radiologici o visite mediche dovessero mettersi in ferie”. Il nuovo contratto è ora l’occasione per riprendere la questione e mettere a punto “misure eque, che cerchino di risolvere i guasti prodotti dalla legge Brunetta”, conferma Gentile.
Permessi e congedi: il cambio dentro la contrattazione
L’idea generale è quella di far rientrare tutto nella contrattazione. E dunque gli accordi su ferie permessi e malattie dovrebbero rientrare in parte nei contratti, e in parte nel Testo Unico di prossima stesura. Ma anche in questo caso i sindacati verranno coinvolti prima di arrivare alla stesura definitiva del testo. Un riferimento al “pacchetto malattie” sarà presente anche nell’atto di indirizzo, atteso a giorni, alla convocazione ufficiale della ripresa delle trattative.
Il governo ha l’obiettivo di contrastare gli abusi dei certificati medici anche attraverso il progetto di un polo unico della medicina fiscale, centralizzato, in capo all’INPS. L’obiettivo è avere accertamenti più efficienti, con la novità che dovrebbe giungere mediante un nuovo decreto attuativo della riforma Madia (previsto per il mese di febbraio).
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