>> Consulta qui il documento ANCI consegnato ai commissari.
Castelli ha rammentato come l’intuizione fondamentale alla base del sistema perequativo rimanga ancora attuale: “Tutto riposava sul principio che era bene perequare le risorse tra Comuni, in modo che coloro che hanno minore capacità fiscale fossero in qualche modo sostenuti nell’obbligo di erogare comunque servizi fondamentali e calibrati”, ha spiegato. Ma questa intuizione si “è dovuta poi misurare con alcuni fattori che hanno prodotto una distorsione gravissima. La prima – ha proseguito Castelli – che la perequazione vede lo Stato totalmente in uscita, ovvero le differenziazioni tra Comuni non vengono più riequilibrate con intervento statale ma sono solo i Comuni che si premurano di raggiungere questo obiettivo, attraverso il gettito della propria IMU”.
Inoltre, ad inficiare lo scenario di partenza, esiste il “problema che i Comuni non si vedano più riconosciute capacità di sforzo fiscale a causa del blocco delle aliquote in vigore dal 2016”. Una situazione che per Castelli ha “evidentemente irrigidito il quadro complessivo finendo per compromettere fortemente il principio di autonomia che va invece salvaguardato proprio a fronte della perequazione delle risorse di base”.
In ultima istanza, il delegato ANCI ha sottolineato “l’elemento non secondario della progressiva riduzione di risorse intervenuta tra il 2011 e il 2015. Mentre la perequazione veniva concepita ed avviata il comparto comunale – ha ribadito – si è visto imporre tagli di risorse per circa 9 miliardi di euro, applicati a partire dal 2011 sulla base di criteri diversi”.
A tutto questo si aggiunge la forte preoccupazione di ANCI per una serie di questioni aperte relative alla mitigazione delle penalizzazione eccessive dovute alla perequazione. “Nel 2016 è stato previsto un correttivo statistico volto a mitigare l’effetto della perequazione per i Comuni che risultavano più fortemente penalizzati dal nuovo sistema”, ha spiegato Ferri ai commissari. Per questo motivo “desta preoccupazione la previsione della legge di Bilancio 2017 di abbandonare la possibilità di affiancare lo schema perequativo con correttivi calibrati sugli effetti osservati di fatto sulle diverse fasce di Comuni e non predefiniti a priori”. Correttivi che – ha concluso Ferri – “in realtà costituiscono degli ammortizzatori che ne rendono concretamente praticabile l’applicazione”.
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