Rinnovo contratti PA, 900 milioni di euro la cifra più verosimile per lo stanziamento

Le risorse complessive ammonterebbero a 1.5 miliardi comprendendo anche la quota che spetta al sistema delle autonomie locali (Regioni e Comuni)

12 Ottobre 2016
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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo aveva annunciato nel corso dell’estate presentando assieme al ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, i decreti attuativi della riforma della Pubblica Amministrazione: “Dopo sette anni di blocco è venuto il momento di sanare un’ingiustizia”. Contrati in procinto di essere sbloccati e meritocrazia per la definizione degli stessi sblocchi. 

Questo il preludio estivo all’agognato scongelamento della contrattazione PA: ed ora, nel momento della verità (leggi “ottobre bollente”) cosa accede in concreto? A pochi giorni dal varo della Legge di Bilancio i tecnici stanno mettendo a punto le ultime cifre e l’ipotesi che circola, al momento, prevede di stanziare per i rinnovi di tutto il comparto pubblico, all’incirca 600 milioni di euro che si andrebbero ad aggiungere ai 300 già coperti dalla precedente Legge di Bilancio. Sul piatto ci sarebbero pertanto 900 milioni, che sommati alla quota che spetta al sistema delle autonomie locali (Regioni e Comuni) condurrebbe lo stanziamento complessivo a quota 1,5 miliardi. Cifra distante dai 7 miliardi in tre anni invocati negli scorsi mesi dai sindacati di settore. I quali non esitano a far sentire la loro voce anche in questi frangenti: “Se fosse confermata la cifra di soli 900 milioni disponibili nel triennio per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, vorrebbe dire che il presidente Renzi ad agosto ha preso impegni con i lavoratori pubblici che dimostra di non mantenere”, afferma il segretario generale della Fp Cgil Serena Sorrentino che si dice pronta a valutare eventuali iniziative da intraprendere assieme alle altre sigle nel caso il governo confermasse questi numeri. Secondo Giovanni Faverin (Cisl) si tratterebbe invece di un “primo passo, che può consentire di iniziare a ragionare sui rinnovi. Ovviamente queste risorse ancora non sono sufficienti a meno che le autonomie locali non si facciano carico dei rinnovi dei loro 600mila dipendenti e le Regioni a loro volta finanzino da sole il rinnovo della Sanità che occupa altre 600mila persone”.

Ma ora cosa succede? Il rinnovo dovrà attraversare anche il processo di cambiamento relativo al modello contrattuale che si applica alla Pubblica Amministrazione. Si prospetta infatti il passaggio di buona parte della contrattazione verso il secondo livello per poter sfruttare al meglio la leva della produttività. Nei contatti informali di queste settimane tra i sindacati e l’ARAN (riporta il quotidiano La Stampa) sarebbe infatti stato messo a punto un primo schema che ridisegna le relazioni sindacali nei quattro macro-comparti in cui è stata suddivisa la PA (Funzioni centrali, Funzioni locali, Sanità e Scuola) e, soprattutto, punta a riportare nell’ambito della contrattazione temi importanti come premi di produttività, valutazione delle professionalità, mobilità, flessibilità e orario di lavoro. Per procedere con tale modifica non resta che attendere l’atto di indirizzo che deve emanare il ministro della PA.

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