Giungerà nel tardo pomeriggio di giovedì proprio sul tavolo del primo Consiglio dei ministri post vacanze di Ferragosto il testo della riforma della dirigenza pubblica, altro rilevante caposaldo della Riforma della Pubblica Amministrazionetargata Governo Renzi.
Sono di questi giorni gli ultimi aggiustamenti tecnici sulle possibili forme di salvaguardia per i dirigenti di prima fascia, ma soltanto giovedì si comprenderà con certezza se e come evitare un’applicazione immediata a tutti della riforma della dirigenza. La delega scade il 28 agosto per una riforma, quella dei manager di Stato, che avrebbe dovuto essere discussa lo scorso 10 agosto insieme a riordino delle partecipate, nuovo Codice dell’amministrazione digitale e Testo unico sul processo contabile.
Insieme a questo decreto, atteso da prima della pausa estiva ma slittato proprio per consentire una riflessione supplementare sul nodo delle deroghe, andranno alla prima approvazione del governo altri tre provvedimenti attuativi della delega sulla Pubblica amministrazione, dedicati a Camere di commercio (che saranno ridotte da 105 a 60, con annesso piano di razionalizzazione per personale e uffici di staff), enti di ricerca e comitato paralimpico.
La riforma della dirigenza aprirà al sistema degli incarichi a tempo (di 4 anni) rinnovabili una sola volta e la previsione di tagli di stipendio fino al rischio di licenziamento per chi rimane troppo a lungo senza incarichi (sei anni) oppure, nella fase di “parcheggio”, non partecipa a un numero minimo di selezioni. Sono ancora diverse le incognite che riguardano tale decreto attuativo, con il Governo che avrà l’ultima parola sul testo, non prima del dibattito parlamentare (che si preannuncia agguerrito).
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